Extra! Music Magazine sostiene il progetto di crowdfinding “WISH YOU WERE HERE” ideato da THIS IS NOT A LOVE SONG e dedicato ai concerti che hanno fatto la storia della Musica, quei concerti ai quali tutti avremmo voluto assistere. 32 biglietti di 32 concerti epocali, che al loro interno racchiudono 32 manifesti esclusivi illustrati da 32 tra i migliori fumettisti italiani. Il tutto anche in sostegno di 10 live club, grazie a un crowdfunding attivo dal 24 maggio fino al 30 giugno su Produzioni dal Basso. Per aderire all’iniziativa potete saperne di più sul sito https://www.produzionidalbasso.com/project/wish-you-were-here/#Biglietti-manifesti
Il concerto dei Pink Floyd a Piazza San Marco a Venezia del 15 luglio 1989 è forse uno degli eventi più spettacolari e, allo stesso tempo, controversi della storia dei live italiani. I Pink Floyd del 1989 erano quelli di A Momentary Lapse of Reason (1987), orfani di Roger Waters dal 1985, reduci da beghe legali con lo stesso per l'utilizzo del nome originale della band. Tra il 1987 e il 1989 il gruppo aveva intrapreso un tour che aveva già fatto tappa in Italia con diverse date: una a Monza, due a Livorno, due a Cava dei Tirreni, tre all'Arena di Verona.
Francesco “Fran” Tomasi, promoter italiano di stanza a Venezia, si era già occupato degli altri concerti italiani dei Pink Floyd. Propose alla band di fare un concerto gratuito, come tappa conclusiva del tour, proprio nella città veneta. La sua idea iniziale era quella di allestire il palco sull'Isola della Giudecca. Per problemi di spazio poi si pensò di cambiare location e di orientarsi verso Piazza San Marco. I Pink Floyd accettarono entusiasti la proposta, decidendo di pagare anche i costi extra dell'evento.
Il concerto avvenne il 15 luglio, nel giorno del Redentore, e si svolse su una immensa chiatta galleggiante, fatta giungere da Trieste con dei rimorchiatori e ancorata nello specchio d’acqua di fronte Piazza San Marco, alla presenza di circa 200 mila persone e con un mixer collegato con cavi sottomarini a una profondità di 35 metri. Secondo i notiziari dell'epoca la chiatta su cui fu allestito il palco dei Pink Floyd misurava 97 metri in lunghezza, 27 in larghezza e 24 in altezza. L'evento venne anche trasmesso in Mondovisione dalla Rai e visto da 100 milioni di telespettatori. Per motivi di salvaguardia del patrimonio artistico, il Comune di Venezia, su suggerimento della Soprintendenza per i Beni Culturali, impose di limitare il volume del concerto a 60 decibel. Lo spettacolo invece durò solo 90 minuti, con soltanto 14 brani rispetto ai 23 previsti, per esigenze televisive legate alla trasmissione via satellite. La line up era la seguente: David Gilmour, chitarra e voce; Richard Wright, tastiere e voce; Nick Mason, batteria e percussioni; Jon Carin, tastiere, sintetizzatori e voce; Tim Renwick, chitarra; Guy Pratt, basso e voce; Scott Page, sassofoni; Gary Wallis, percussioni; Rachel Fury, Durga McBroom e Lorelei McBroom, coro. Il live cominciò puntuale alle 21 e 45. I Pink Floyd salirono sul palco uno alla volta scortati dalle note di “Shine On You Crazy Diamond”, tra immagini caleidoscopiche proiettate sul maxischermo, laser e luci. Tra i brani in scaletta ci furono “Time”, “Money”, “The Great Gig in the Sky” e “Wish You Were Here”, cantata all'unisono dal pubblico presente situato su centinaia di imbarcazioni, riempendo l'intera laguna. Il concerto finì esattamente qualche secondo prima dell’inizio dei tradizionali fuochi pirotecnici del Redentore.
Come abbiamo affermato all'inizio, il live dei Pink Floyd a Venezia fu anche un evento molto discusso. Ci furono polemiche di natura organizzativa legate alla mancanza di bagni chimici, a inadeguati servizi di assistenza, di servizi d'ordine e di transenne. Si verificarono problemi legati alle condizioni della città, con annesso problema di rifiuti, dopo il concerto. Ci furono infine aspre e accese discussioni politiche, sia prima che dopo il concerto, che durarono anni.
A dare un quadro generale sull'evento, ecco il commento di David Gilmour a fine concerto: «Lo spettacolo di Venezia è stato molto divertente, ma molto teso e snervante. Avevamo una durata specifica dello spettacolo da fare; la trasmissione via satellite ci ha obbligato ad avere un programma assolutamente preciso. Avevamo l’elenco delle canzoni e le avevamo accorciate, cosa che non avevamo mai fatto prima. Avevo un grande orologio digitale rosso sul pavimento di fronte a me e l’ora di inizio di ogni canzone scritta su un pezzo di carta. Se ci stavamo avvicinando all’ora di inizio della canzone successiva dovevo solo chiudere quella che stavamo suonando. Ci siamo divertiti molto, ma le autorità cittadine che avevano accettato di fornire i servizi di sicurezza, i servizi igienici e il cibo hanno completamente rinnegato tutto quello che dovevano fare e poi hanno cercato di incolpare noi di tutti i problemi successivi».
Al di là delle controversie e dei problemi di natura organizzativa, il concerto dei Pink Floyd a Venezia del 15 luglio 1989 resta comunque un evento unico nel suo genere, qualcosa di suggestivo, indimenticabile e grandioso, soprattutto per chi lo ha vissuto in prima persona.
Scaletta: Shine On You Crazy Diamond (Part I-V) Learnint to Fly Yet Another Movie Round and Around Sorrow The Dogs of War On the Turning Away Time The Great Gig in the Sky Wish You Were Here Money Another Brick in the Wall (Part 2) Comfortably Numb Run Like Hell
Articolo del
29/05/2021 -
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