Il mio primo concerto dopo il Covid 19 è oggi, 5 Luglio 2020, una giornata pazzesca, 16°C, cielo azzurro con pochissime nuvole e vento leggero. Non è proprio un concerto, considerando che è alle 3 del pomeriggio, nello spazio aperto adiacente la Norræna Húsið (Nordic House) un luogo multiculturale nato per creare un ponte tra Islanda e paesi nordici, attraverso eventi e mostre di diverso tipo. Ma ormai ci ho preso gusto con il modo inusuale e bizzarro che gli islandesi hanno di fare le cose. Negozi di dischi che sono anche bar, Boutiques che accolgono eventi di design, e dunque concerti al museo che sono anche pic nic.
Chi suona è sempre Rauður, che ho avuto modo di conoscere all’Airwaves Festival dello scorso Novembre. Durante il lockdown, stavo finendo un corso di islandese, così le scrissi per avere i sui testi e cercare di trovare un pò di svago cantandole, e alleviare questa tortura dello studio. Lei me li mandò, anche se con tempi ovviamente islandesi. Così oggi ero assolutamente preparata.
L’audience comincia ad arrivare all’ultimo minuto (anche questo tipicamente islandese) e mi rendo conto subito che si tratta principalmente di amici, parenti, conoscenti, il famoso CLAN che nell’habitat avverso di questo sasso ghiacciato, ti permette di stare al sicuro.
Tre generazioni trovano posto sull’erba, sulle sedie di legno sparse attorno alla mini serra adibita a palco esclusivo, e sulle panche intorno. Dai bimbi fino alla nonna di Rauður, in prima fila, con tutte le sfumature in mezzo. Questa fruizione diffusa della musica, mi fa capire quanto la cultura di essa sia radicata nel DNA islandese. Non si tratta di qualcosa circoscritto alla scena alternative o quella “dei giovani”, ma di qualcosa di molto comune e piacevole da condividere insieme alla famiglia, agli amici e pure con la nonna.
Il concerto inizia in orario, e l’ora di musica scorre tra note ipnotiche, vento leggero e i versi dei diversi uccelli che abitano la zona del Vatnsmýri. Ci scappa anche una cover dei Portished, “Roads”, che riascolto con piacere.
Davvero una specie di miracolo questo sole e questa temperatura mite, forse è il riscaldamento globale, ma al momento facciamo che me lo godo
Articolo del
06/07/2020 -
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