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Cass McCombs
Interior Live Oak
2025
Domino
di
Fabrizio Biffi
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L’ultima imperdibile creazione discografica di Cass McCombs attinge a tutto ciò che ha creato in oltre due decenni di sperimentazione e maturazione artistica. In tutto il disco, il suo atteggiamento è pieno di speranza, il che può sembrare strano per qualcuno che spesso canta degli aspetti più estremi della vita contemporanea. Interior Live Oak è la sintesi elegante di chi ha vissuto quegli estremi emotivi.
Prendendo il nome da una specie di albero originaria della California settentrionale, l'album vede McCombs incorporare le strutture più essenziali dei suoi primi lavori con l'aiuto di alcuni dei suoi primi collaboratori, tra cui Jason Quever (Papercuts) e Chris Cohen.
McCombs ha registrato gran parte del nuovo materiale nella Bay Area, non lontano da dove aveva mosso i primi passi nella musica (come documentato nell'album d'archivio dello scorso anno, Seed Cake On Leap Year). Ulteriori registrazioni a New York City hanno arricchito il contributo di altri collaboratori di lunga data come Matt Sweeney e Mike Bones.
Il nuovo album di McCombs sembra un ritorno a casa meno nostalgico e più legato a un senso di ricongiungimento, un’opera che fonde una scrittura tesa e sobria dei suoi primi lavori con la sicurezza matura di un artista che ha alle spalle più di un decennio di carriera assolutamente originale.
"Interior Live Oak" è anche la seconda uscita di Cass McCombs dal suo ritorno all'etichetta Domino e la quattordicesima in assoluto. Artista che ha esordito nell'era dei CD, i primi album di McCombs spesso si estendevano ben oltre la durata standard dei vinili, ovvero 35-40 minuti, e con il suo ultimo lavoro rivisita questa tendenza con un doppio LP composto da sedici brani, quattro per lato.
Nella creazione di "Interior Live Oak", McCombs si è ispirato anche alla rivisitazione del suo materiale precedente nella campagna di ristampe del 2024.
L'album si apre con "Priestess", un brano ampio e lento che fonde melodie soul con una narrazione elegiaca. Un'introduzione sorprendente, intima e cinematografica al tempo stesso, che definisce il tono dell'equilibrio del disco tra narrazione e atmosfera. In "Peace" l'atmosfera cambia con un tono e un ritmo ipnotico le cui linee di chitarra evocano un lieve twang desertico, salutando con una sorta di stanca tenerezza. "Juvenile" torna a ruotare su quei giri melodici che fanno di McCombs un vero e proprio sciamano della chitarra.
Musicalmente, il disco è un trattato elegante di quell’ecosistema acustico e profondo che è il marchio inconfondibile dell’artista californiano. C'è una certa scioltezza nell'esecuzione – che si tratti dell'intreccio di chitarra di Mike Bones e Matt Sweeney o della batteria discreta di Quever – che suggerisce il ritorno di vecchi amici a un ritmo familiare.
"Interior Live Oak" si colloca in definitiva come una delle dichiarazioni più personali di McCombs perché incarna appieno il suo modo idiosincratico di vedere il mondo, un album che ti invita con calore, ti sconvolge con i suoi dettagli peculiari e ti lascia da qualche parte tra passato e presente
Articolo del
28/08/2025 -
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