La riedizione di “Sound” di Paolo Ferrara, disponibile adesso grazie all’etichetta Sounds From The Screen / Canopo, apre un mondo musicale sconosciuto al pubblico più giovane: quello di un musicista, compositore e cantante i cui lavori hanno spaziato dalle colonne sonore di film come quelli di Bud Spencer e Terence Hill (“Il corsaro nero”, 1971) ad album profondamente progressive rock, come il doppio album “Profondità” (1977), denso di rimandi a molti lavori dei Pink Floyd fra i quali “Meddle” (1971), “Dark Side of the moon” (1973), ma anche “Wish you were here” (1975).
Curioso il fatto che alcuni anni fa “Profondità” fosse diventato un vero e proprio “caso” nel mondo musicale, arrivando a mettere in dubbio la reale esistenza di Paolo Ferrara visto che le sue iniziali (PF) guarda caso corrispondono a quelle dei Pink Floyd, salvo scoprire che non solo era realmente esistito, ma era anche purtroppo deceduto in un incidente stradale nel 1989.
Una carriera, quella di Ferrara, focalizzata essenzialmente sulla musica elettronica e sulla ricerca dei suoni e che aveva prodotto oltre al richiamato “Profondità” (1977) edito dalla Horse shoe records, gli album “Sound” e “Moderno”, pubblicati rispettivamente dalle etichette Canopo e Nuova Idea e usciti a distanza ravvicinata, "Ritmico” del 1975 stampato solamente in trecento copie dalla Flower Records, “La vita e l’amore” e “L’Uomo e la Guerra” pubblicati ambedue nel 1976 per la AA.
In relazione alla produzione cantabile italiana, oltre ad essere il cantante del brano “Orza qui, pioggia lì”, tema principale della colonna sonora del film “Il corsaro nero” (1970), Paolo Ferrara aveva composto il brano “Amore amor” che Iva Zanicchi portò al “Disco per l’Estate” nel 1968, così come brani per Ornella Vanoni, Fausto Leali e alcuni 45 giri per le etichette Equipe, Ri-Fi Records e Variety.
La ristampa di “Sound” ci fornisce quindi modo di conoscere meglio questo compositore e musicista, portandoci indietro nel tempo (1974), direttamente nel suo mondo musicale.
“Sound” è obiettivamente un mix di temi vari, che spaziano fra vari stili, il cui filo conduttore è la grande maestria di Ferrara nel riuscire ad ottenere sempre un sound coerente e di grande qualità artistica.
Un tuffo nel passato: “Superstition” con l’intro del basso che traccia l’intero pezzo per essere poi seguito da fiati e violini synth, probabilmente generati da un Solina, “Intone”, la classica musica da colonna sonora di film, “Penniless”, trascinante grazie al motivo quasi fastidioso del synth, tutte testimonianze tangibili della versatilità ma anche dell’attualità di Paolo Ferrara
Articolo del
21/08/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|