Nuovo album per i Mekons, storica formazione del “post punk” militante inglese, originaria di Leeds e attiva da quasi cinquanta anni ormai.
Il loro nuovo disco è anche il primo per la Fire Records e vi anticipiamo subito che si tratta di un ottimo lavoro, perfettamente in linea con i grandi successi del loro brillante passato. Attualmente la “line up” dei Mekons risulta formata da Jon Langford, Sally Timms, Tom Greenhalgh, Dave Trumfio, Susie Honeyman, Rico Bell, Steve Goulding e Lu Edmonds, grandi musicisti, tutti politicamente schierati in difesa degli oppressi e contro gli abusi delle grandi potenze sul piano internazionale.
Non è un caso infatti che l’album in questione si intitoli “Horror”, un disco che vi spiega - attraverso sonorità punk, rock, folk, dub, polka, waltzer, country, reggae e blues - come il mondo sia arrivato fino a questo punto. Una sorta di “concept album” che prende le mosse dal vecchio Imperialismo inglese per arrivare fino all’attuale crisi climatica o a quella porcheria dell’economia di guerra. Canzoni come “The Western Design”, “A Horse Has Escaped”, “Glasgow”,“Private Defense Contractor”, “You Are Not Singing Anymore”, “War Economy”, “Fallen Leaves” e la splendida “Sad and Sad and Sad” sono all’insegna di temi e di suoni globali che spaziano dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla California alla Siberia, fino all’Europa dell’Est e al Medio Oriente.
Un album in cui le liriche dei brani contano almeno quanto le soluzioni musicali proposte. Parole crude che attaccano frontalmente i potenti, ne criticano la sfacciataggine, la violenza e l’avidità. Un disco che passa da uno “spoken work” prettamente narrativo ad un rock and roll spinto, tirato al massimo, un lavoro che contiene chiare influenze musicali da parte di artisti come Pogues, Clash, Chills e perché no? anche Bob Dylan.
Un album che fa bene al cuore e che tutti dovrebbero ascoltare. Capolavoro.
Articolo del
28/05/2025 -
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