"Parasomnia" dei Dream Theater, uscito lo scorso 7 febbraio 2025 per Inside Out, è il sedicesimo lavoro in studio della formazione statunitense di progressive metal e il tanto acclamato ritorno di Mike Portnoy dietro le pelli a quasi sedici anni dall'ultima sua apparizione su un album in studio, Black Clouds & Silver Linings (2009).
Un ritorno alle radici più oscure e introspettive della band, un viaggio onirico che attraversa le sfumature più recondite della mente umana, tra incubi vividi e lucidi risvegli. Il ritorno di Mike Portnoy è, senza dubbio, uno degli elementi chiave che rendono "Parasomnia" un album così speciale. La sua chimica con Myung è leggendaria, e il groove e la forza che apporta alla sezione ritmica sono immediatamente riconoscibili. Ma non è solo una questione di nostalgia; Portnoy porta una rinnovata energia e una creatività che si integra perfettamente con l'evoluzione sonora della band.
Fin dalle prime note di "In the Arms of Morpheus", un'introduzione strumentale avvolgente e misteriosa, si percepisce immediatamente un'atmosfera differente. Non è solo il virtuosismo impeccabile che ci si aspetta dai Dream Theater, ma un'intenzione compositiva che sembra voler esplorare territori sonori più viscerali e tematicamente coesi. La produzione, curata da John Petrucci e missata da Andy Sneap, è cristallina e potente, conferendo a ogni strumento lo spazio necessario per brillare, pur mantenendo un amalgama sonora densa e imponente.
Il primo vero assalto arriva con "Night Terror", il singolo che ha anticipato l'album. Il brano è un turbine di riff serrati, cambi di tempo vertiginosi e un'energia frenetica che evoca perfettamente la sensazione di un terrore notturno. La dinamica tra la potenza della sezione ritmica di Portnoy e John Myung, le intricate tessiture tastieristiche di Jordan Rudess e le chitarre incisive di Petrucci è semplicemente mozzafiato. James LaBrie, con la sua interpretazione emotiva e versatile, cattura l'angoscia e la disperazione del testo, guidando l'ascoltatore attraverso il buio della notte.
Con "Dead Asleep" che l'album si immerge davvero nelle profondità della sua tematica. Con oltre undici minuti di durata, il brano è un'epopea sonora che evoca la sensazione di essere intrappolati nel sonno.
"Midnight Messiah" e "Bend the Clock" sono altri esempi della forza compositiva dell'album. Il primo, con il suo incedere più diretto e il ritornello potente, offre un'alternanza tra aggressività e melodia, mentre il secondo si distingue per la sua complessità strutturale e le sue atmosfere cangianti. La breve ma significativa "Are We Dreaming?" funge da intermezzo riflessivo, preparando il terreno per il colosso finale: "The Shadow Man Incident". Con quasi venti minuti di durata, questo brano è il cuore pulsante di "Parasomnia", un'opera monumentale che riassume tutte le sfaccettature tematiche e musicali dell'album.
È un viaggio epico attraverso i corridoi della mente, con sezioni che variano dall'acustico al metal più brutale, da momenti di pura bellezza sinfonica a passaggi di sperimentazione sonora audace. L'interazione tra i membri della band è al suo apice, con ogni musicista che contribuisce a tessere una tela sonora complessa e avvincente. "Parasomnia" è un album che richiede un ascolto attento e ripetuto per apprezzarne appieno la profondità.
È un'opera complessa, stratificata e ricca di dettagli che si rivelano a ogni nuovo ascolto. I Dream Theater hanno dimostrato ancora una volta di essere dei maestri del progressive metal, capaci di creare musica che sfida i confini del genere pur mantenendo una forte identità.
Articolo del
26/05/2025 -
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