“E adesso, cosa succederà?” E’ probabilmente questo il pensiero che turba le menti dei numerosi fan dei Saxon, accorsi al Live Club di Trezzo sull’Adda, in una limpida e frizzante serata di marzo, per assistere al concerto dei loro beniamini. Già, perché le ultime puntate dei Saxon nel Bel Paese sono state funestate da una fantozziana iella, con conseguente cancellazione di ben due apparizioni: la prima, la scorsa estate, al Gods Of Metal, la seconda, lo scorso ottobre, sempre a Trezzo, a causa di un’infezione alla gola che aveva colpito il frontman Biff Byford.
Fatti i dovuti scongiuri, i segnali questa sera sembrano essere positivi, a cominciare dall’eccellente performance offerta dalla opening band, gli italianissimi Cayne. Nati nel 2000 da un’iniziativa dell’ex Lacuna Coil Raffaele Zagaria, i Cayne scaldano a dovere l’atmosfera con il loro melodic death metal nordico, condito da schitarrate gothic rock: tengono bene la scena e hanno grande energia, insomma la scelta è davvero ottima, e in tempi di crisi economica il made in Italy conferma la propria autorevolezza anche in fatto di metal. Ma è giunto il momento delle superstar della serata, e qui c’è poco da fare: anche dopo una vita passata ad ascoltare metal, band come i Saxon dal vivo valgono, se non la discesa degli dèi dell’Olimpo sulla terra, qualcosa che ci va molto vicino. A titolo storico, ricordiamo che i britannici Saxon, noti anche come “Stallions Of The Highway” dal titolo di un loro brano, sono stati tra i dominatori della New Wave Of British Heavy Metal negli Anni ’80. Ma l’influsso della loro musica non si è certo esaurito negli anni successivi. Byford e soci veleggiano allegramente tra brani epici, di una potenza evocativa che ha del miracoloso, e scatenati inni hard rock, perfette colonne sonore dei bikers di tutte le età e di tutte le generazioni. E il problema è che gli riesce tutto così maledettamente bene, che ti fanno quasi rabbia. Stasera, in particolare, un solo aggettivo può definire la tecnica, la classe e il carisma che mettono in campo: mostruosi, semplicemente mostruosi. I problemi vocali di Biff non sono che un lontano ricordo: il cantante si fa beffe dell’età che avanza, con un solo acuto sarebbe in grado di abbattere plotoni di giovani vocalist rampanti, più o meno talentuosi. Per non parlare di Doug Scarratt e della sua chitarra, protagonisti assoluti e osannati di splendidi passaggi strumentali. Si parte con i fuochi d’artificio, con Heavy Metal Thunder, che arroventa all’istante il locale, e la temperatura resta altissima con Live To Rock e Motorcycle Man. Già da queste prime battute, si capisce che la scaletta riserverà molte belle sorprese ai fan di vecchia data, e che gli “Stallions of the Highway” non si limiteranno a presentare i pezzi più nuovi. L’atmosfera è al 100% ottantiana, è come fare un salto nel tempo. Tra striscioni, ovazioni e l’annuncio di Biff della partecipazione al prossimo Download Festival, scorrono via Requiem, Metalhead, Strong Arm Of The Law, le stupende The Eagle Has Landed e Broken Heroes, un incendiario medley Warrior-Battle Cry – Man And Machine. Un’esplosione di entusiasmo accompagna il memorabile riff di Princess Of The Night, e la bolgia che segue è facilmente immaginabile. Ma i Saxon sono pronti a concedere il bis: quando irrompono nuovamente in scena, dopo l’assolo di Doug Scarratt, è Wheels Of Steel a far scatenare nuovamente il pubblico, seguita dall’incedere maestoso della mitica Crusader. Gran finale con un altro brano-bandiera del metal di ieri e di oggi: Denim And Leather.
La replica è a Bologna, non ci resta che augurare ai fan emiliani uno show altrettanto coinvolgente e magico!
Articolo del
23/03/2010 -
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