Che notte! Ieri, 21 luglio, lo Stadio San Siro di Milano poteva essere illuminato a giorno dall’energia degli spettatori (tantissimi) e da quattro piccoli irlandesi che su quel palco gridavano, suonavano, incitavano la folla attraverso una nottata memorabile, piena di carica, sorprese, scene divertenti, toccanti e forti, che resteranno impresse nella memoria per un sacco di tempo. Il palco è talmente immenso che San Siro sembra piccolo come un campo di calcetto. Quattro megaschermi, due per ogni lato del palco, posizionati a 90° per permettere a tutti quanti di vedere Prima le due band di supporto, i Feeder e gli Ash, che si sono dati da fare per un pubblico che li ha accolti con abbastanza calore dai rumorosi spalti benchè volesse più che altro passare il tempo di attesa che ci separava dal concerto. Ed eccolo, poco dopo le 21, il momento che stavamo aspettando: Bono, Edge, Adam e Larry prendono posizione mentre da San Siro si solleva un boato di gioia incredibile. Basta l’attacco di “Vertigo” perché tutto lo stadio inizi ad urlare, cantare e ballare, mentre Bono dal palco e i membri dello staff dai lati innaffiano la gente di acqua. Rotto il ghiaccio, Bono inizia le sue camminate per la passerella: cerca di pronunciare il suo nome come lo diciamo noi – con un risultato che fa ridere tutto San Siro all’unisono, acchiappa un cartellone, che ci legge, con la scritta “Bono – sexy person” (e vi lascio immaginare il boato che è venuto dopo questa dichiarazione), prende la macchina fotografica di un fan e lo fotografa. Mentre lo stadio cerca di capire che cosa sta facendo quel piccolo cantante vestito di pelle nera e rossa, la band si tuffa nel passato con due canzoni dal primo album “Boy”, cioè “I will follow” ed “Electric Co.”. Si prosegue con “Elevation”, per poi lanciarsi in una scatenata “New Year’s Day” e in “Beautiful day” cantata ad una sola voce da tutti i presenti. Per i nostalgici del “Joshua Tree” ecco “I still haven’t found what I’m looking for”, seguita da un’emozionante “All I want is you”, con tanto di ragazza portata sul palco a giocare e ballare con Bono. Dopo qualche istante di sosta, risuonano le note di “City of blinding lights”, accompagnata da uno spettacolo di luci e colori che stupiscono lo stadio. È forse il pezzo più riuscito della serata: tutto il pubblico si muove in sincronia scandendo “Oh you look so beautiful tonight”. Gli U2 passano quindi alla tenera “Miracle Drug”, dedicata a “the scientists that keep us alive” e all’omaggio allo scomparso padre di Bono con “Sometimes you can’t make it on your own”, che viene terminata con “Vedi il mare quanto è bello/Spira tanto sentimento”, che garantisce al gruppo l’ennesimo boato di approvazione. Tempo di ballare di nuovo su una scatenata e velocissima “Love and peace or else”. Tempo anche di iniziare il momento per riflettere sulla nostra realtà, con Bono che si copre gli occhi con una benda bianca su cui c’è scritto “Coexist”, con i simboli delle tre maggiori religioni, cristiana, ebrea e musulmana. Il momento continua attraverso una splendida “Sunday Bloody Sunday”, e con “Bullet the blue sky”, in cui compaiono accenni di “Johnny comes marching home” e di “The hands that built America”. Ormai il buio è calato su San Siro, il popolo degli U2 non sembra stanco, ma forse ha bisogno di riprendere un po’ di fiato. Quindi non si poteva scegliere un momento migliore per una lenta e dolce “Miss Sarajevo”, con Bono lanciato nell’interpretazione della parte in italiano che nell’originale era affidata a Pavarotti. I risultati hanno sorpreso l’intero stadio, che è andato avanti ad applaudire per un’infinità. Al termine della canzone, il maxischermo e una voce di donna registrata mostrano gli articoli della Dichiarazione dei Diritti Umani. Si accelera di nuovo con “Pride (in the name of love)”, che viene fatta con uno splendido duetto tra Bono e il pubblico che si esibisce da seconda voce in modo magnifico. Seguono un’emozionante “Where the streets have no name” e un ricordo di Papa Giovanni Paolo II, in cui Bono ancora una volta ricorda il suo incontro con il pontefice e sottolinea l’importanza di vivere pacificamente assieme alle altre religioni. La chiusura della set-list è affidata a “One”, stasera dedicate alle vittime dell’attentato di Londra del 12 luglio, con Bono che in chiusura indossa una maglietta con sopra il simbolo della Underground londinese. Le luci si spengono, ma solo per qualche istante: arriva il momento dei bis, con le elettriche “Zoo station” e “The fly”. Arriva subito dopo un altro momento super-romantico, con una bellissima e vibrante “With or without you”. Gli U2 sorprendono ancora il loro pubblico con l’ingresso di membri di un’orchestra, che si posizionano a fronte palco per suonare “Original of the species”. È qui l’unica pecca della serata: forse per un’errata regolazione audio, purtroppo la chitarra di Edge ha coperto quasi tutto il suono degli orchestrali. Peccato. Per riscattarsi, la band ha proposto anche “All because of you”, lasciando che I fan si scatenassero di nuovo in balli e salti. Da sopra San Siro fa capolino una luna enorme, piena, luminosissima, che cattura l’attenzione di Bono, che ci porta attraverso un amorevole versione di “Jahweh”. I fan erano già ko, ma per fare una chiusura spettacolare gli U2 hanno riproposto l’energetica “Vertigo”, e tutto San Siro ha ripreso a saltare e a gridare come se il concerto fosse appena iniziato. Le luci si spengono, con la scritta “The end” sul monitor che troneggiava il palco, su cui poi passavano i messaggi inviati in favore della campagna “Stop alla povertà”. Bello, energetico, forte, commuovente, divertente, allegro e triste insieme: uno show meraviglioso davanti ad un pubblico grandioso, grintoso che ha salutato questa grande band con tutta la forza che aveva.
Articolo del
23/07/2005 -
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