Da tempo molto stimati dagli addetti ai lavori, e stasera al Monk apprezzati incondizionatamente dai presenti in sala, i Porridge Radio non hanno acceso particolare entusiasmo in chi scrive (del tutto impreparati in merito al repertorio della band, contavano sull’effetto sorpresa).
Innegabile il trasporto con cui i quattro giovani musicisti hanno proposto i loro pezzi, ma la formula creata dal gruppo ci è sembrata applicata in maniera troppo ripetitiva.
Lo standard è, con lievi variazioni: inizio soffuso; aumento progressivo di intensità; deflagrazione; chiusura non spaccatimpani. Non di rado, armonie vocali come abbellimento. Dal vivo la potenza del suono sconfina in territori shoegaze, e stupisce che a produrla, oltre al basso e alla batteria, non siano due chitarre elettriche distorte ma una sola.
Brani quali “In A Dream I'm A Painting”, “Anybody” e “7 Seconds” scontano una sostanziale monotonia. Inoltre, dell’accompagnamento costante di un breve riff di tastiera che caratterizza alcune canzoni, talvolta ai limiti della dissonanza, spesso si farebbe volentieri a meno (ad esempio, in “Back To The Radio”).
Forse a causa di problemi di equalizzazione, ballate vigorose come “Good For You” diventano guazzabugli sonori.
Episodi meno riusciti (la lenta “God Of Everything Else”) si alternano, fortunatamente, ad altri parecchio convincenti, anche se i ritmi non accelerano mai con decisione. “You Will Come Home” e “Lavender, Raspberries” sono accattivanti; “Pieces Of Heaven”, uno dei momenti migliori dell’esibizione, è arricchita da un assolo di poche note che ci ha ricordato (chissà perché) la tromba che vena di malinconia “Levi Stubbs' Tears” di Billy Bragg.
“Sweet” elettrizza; puro indie-rock anni Novanta; potrebbe essere una composizione della PJ Harvey del secondo album.
Nel bis, “Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky”, una ballata chitarra elettrica e voce cantilenante (insomma, una nenia); “The Machine Starts To Sing”, con giro di basso iniziale che alle nostre orecchie pare citare l’“Atlantis” di Donovan. Chiude “The Rip”, con le sue dilatazioni psichedeliche di inutile prolissità.
Bravi i Porridge Radio, quindi; ma concerto tutt’altro che indimenticabile
SETLIST Sick of the Blues A Hole in the Ground Good for You You Will Come Home Lavender, Raspberries Pieces of Heaven I Got Lost God of Everything Else In a Dream I'm a Painting Anybody Sweet 7 Seconds Back to the Radio
Encore: Waterslide, Diving Board, Ladder to the Sky (Dana Margolin solo) Machine Starts to Sing The Rip
Articolo del
17/06/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|