A prescindere da chi saranno i prossimi ospiti. Quello della ripartenza, organizzato come sempre da Live Nation Italia con la collaborazione de Le Nozze di Figaro, ha sicuramente un sapore speciale, il primo grande festival sul suolo toscano dal 2019 ed uno dei principali d’Italia che segna, probabilmente, insieme agli I Days di Milano, il vero ritorno dei grandi eventi musicali nel Bel Paese.
Anche le presenze in termini assoluti non sono state proprio irrilevanti: se escludiamo infatti l’edizione del 2017, la prima, con tre giorni di festival, gli altri appuntamenti hanno fatto registrare presenze sempre intorno alle 200.000 persone; ed il 2022 infatti non è stato da meno: numeri confermati dall’organizzazione e assolutamente non scontati, dato che un po’ di titubanza da parte pubblico dovuta al fatto che venivamo da due anni di assoluto divieto per eventi simili, non sarebbe stata del tutto fuori luogo almeno nelle previsioni.
Ma l’aspetto principale di un festival musicale, al di là delle retoriche, è sicuramente la presenza di artisti di un certo rilievo e quello di quest’anno si può candidare ad essere il miglior Firenze Rocks di sempre proprio per la presenza dell’eccellenza del mainstream, per usare le parole di Andrea Toselli in arte Andrea Rock ai nostri microfoni prima dell’evento dei Muse. L’eccellenza accompagnata ed aperta da altrettanti artisti di calibro internazionale, “rilegati” a band di apertura che di fatto raddoppiano le emozioni e lo spettacolo che si apprezzano dal caldo prato della Visarno Arena
GIORNO 1: Green Day (apertura: Weezer) Emozionati ed emozionanti, nel vero senso della parola. Un concerto molto sentito anche da loro che comunque suonano in tutto il mondo, con un Billie Joe Armstrong visibilmente coinvolto. La scaletta non lascia sicuramente delusi i fan di vecchia data, visto che è un susseguirsi continuo dei migliori brani della discografia: Know Your Enemy, Boulevard of Broken Dreams, Pollyanna, Minority, 21 Guns, Welcome to Paradise: in pratica l’usato garantito, che fa sempre una grande figura all’interno di uno spettacolo di primo piano come il Firenze Rocks. Il concerto si chiude dopo circa un’ora e mezza di set con l’acustica ed emozionante Good Riddance (Time of Your Life). Un concerto senza il minimo errore, salvo un lapsus sulle parole di Boulevard of Broken Dreams dello stesso Armstrong, e dai ritmi elevatissimi coadiuvati dalla scaletta “senza rischi” di brani tanto amati al pubblico quanto eseguiti in live durante la loro carriera. Forse il non aver eseguito neanche una canzone dell’ultimo album “Father of All” (2020) può forse far storcere un po’ il naso, considerato che nell’edizione del 2020 avrebbero utilizzato la serata come una delle date promozionali di quell’album
GIORNO 2: Muse (apertura: Placebo) Qualcuno spieghi al buon Matt Bellamy che durante i live può concedersi anche qualche piccolo inciampo, improvvisazione o momento di “svago” dai binari della canzone: il concerto dei Muse, come da pronostico, è un inno alla perfezione tecnica. Il concerto dei Muse si conferma ancora una volta un’esperienza unica, che non è possibile spiegare se non la si vive in prima persona. Gli effetti sonori elettronici accompagnati dai video che passano continuamente nello sfondo della scenografia portano ad un risultato eclettico e spettacolare, sicuramente non nuovo a chi è già abituato a vederli su un palco. In scaletta non mancano i grandi successi della discografia, intervallati dai nuovi ambiziosissimi brani Won’t Stand Down, Compliance e Will of the People, che faranno parte del prossimo lavoro, appunto “Will of the People” in uscita il prossimo 26 agosto
GIORNO 3: Red Hot Chili Peppers (apertura: Nas) Al di là del genere espresso, che i componenti dei Red Hot fossero tutti musicisti di elevatissimo calibro era già cosa più che nota. Ma vedere dal vivo artisti come Chad Smith ed il ritrovato John Frusciante ti rimette veramente in pace con la musica: esecuzioni straordinarie per tutta la durata della set list e improvvisazioni degne di un jazzista, tanto che il concerto inizia con un brano strumentale che poi lascia spazio a Can’t Stop e al boato conseguente. Un compendio di virtuosismi che accompagna i loro grandi successi discografici che però dal vivo non sembrano avere quel piglio funky che sembravano aver ritrovato nell’ultimo album Unlimited Love. Un taglio artistico talmente elevato che non hanno bisogno né di pause né di momenti a basso ritmo: riescono a far ballare i 65.000 del visarno dal primo all’ultimo minuto.
GIORNO 4: Metallica (apertura: Greta Van Fleet) Probabilmente il main event dell’intero festival, il giorno forse più atteso. Metallica e Greta Van Fleet sono un duo già ampiamente rodato in giro per gli States che ha portato non poche soddisfazioni sia sotto il profilo artistico che commerciale. Inquadrati di fatto come coloro che portano l’attuale scena mainstrem del metal nelle orecchie del grande pubblico, i Metallica non disattendono le aspettative e regalano uno show capolavoro di due ore intervallate da momenti più energici a momenti più intimi. Superlative anche le scenografie che accompagnano One, Nothing Else Matters o Seek and Destroy che, come i colleghi Muse, riescono a sorpassare il limite del solo spettacolo sonoro, donando anche un’esperienza visiva tutt’altro che scontata e monotona
Articolo del
24/06/2022 -
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