Abbandonati gli ordinati ed eleganti teatri, i Baustelle tornano ad esibirsi live, questa volta nei ben più rumorosi e claustrofobici club per celebrare l’uscita de L’amore e la violenza vol.2, registrato proprio durante il tour del precedente album. Location della tappa a Napoli è la Casa della Musica, aka Palapartenope, non proprio pieno per l’occasione ma abbastanza gremito in vari punti.
Se Lucio Corsi aveva accompagnato i Baustelle nel precedente tour, stavolta è toccato a Francesco De Leo aprire i concerti della band di Montepulciano. Il cantautore ligure, ex frontman e leader de L’Officina della Camomilla, si presenta sul palco per presentare alcuni dei suoi nuovi pezzi tratti dal suo primo album da solista, La Malanoche. Tra l’attesa per i (veri) protagonisti della serata ed il poco interesse generale, De Leo si esibisce in diverse nuove canzoni come Muse e Mylena, Lo zoo di Torino e Ammazzati, tutti accolti da timidi applausi da parte dei presenti. Pezzi sicuramente interessanti, su tutti “Lo zoo di Torino”, ma forse un po' troppo “farciti” di citazioni che si trasformano in un meltin pot (tanto per rimanere in tema) di parole inglesi, francesi e spagnole (vedasi il nome del nuovo album).
E dopo un’attesa a tratti snervante, dovuta a qualche problema tecnico, inizia quello che sarà un vero e proprio show fatto di luci, molto amore ed altrettanta violenza. Ed è proprio Violenza ad aprire le danze, letteralmente. Sulle note strumentali di un pezzo votato completamente all’elettronica con improvvise sonorità da b-movie horror, ballato dalla solita, energica Rachele Bastreghi intenta a darci dentro alla tastiera. Si passa poi all’amore, quello arrabbiato di Lei malgrado te a quello adultero, ma non per questo meno incazzato, di Amanda Lear. Da Amanda ad un’altra donna il passo è breve, segue infatti Veronica, n.2 il cui ritornello fa esplodere la Casa della Musica. Sale in cattedra poi Rachele che si esibisce in uno dei pezzi migliori dell’album, A proposito di lei. E del malessere di amare canta Francesco Bianconi in L’amore è negativo, in netto contrasto contro gli amori perfetti che si consumano da tanto, troppo tempo nell’italico panorama musicale. Ed è lo stesso Bianconi a scherzare col pubblico, reputando prima l’amore come un qualcosa che ha rotto (cosa lo lasciamo immaginare a voi) salvo poi affermare che l’amore è importante. Come dargli torto tra l’altro.
Seguono a ruota pezzi come Il vangelo di Giovanni, tratto dal precedente album, e Tazebao, una raccolta di slogan cantati stracarichi di adrenalina che coinvolge l’intero pubblico trascinato dall’energia fisica e vocale di Rachele. Ma il richiamo all’amore è troppo forte e difficile da ignorare. Francesco prende nuovamente il suo posto a centro palco e si esibisce in una delle poche canzoni d’amore allegre, con Baby, in un album tempestato di amori perduti e tormentati. In Jesse James e Billy Kid, Bastreghi e Bianconi duettano stile Gainsbourg-Bardot in un altro brano dalle sonorità decisamente allegre. Ma dura poco. Con Perdere Giovanna il continuo gesticolare di Francesco invita ai presenti a mettersi alle spalle i loro amori perduti come la Giovanna della canzone mentre con La vita ci ricorda che “la vita è stupida, però è bellissima, essendo inutile” ed è per questo che va vissuta.
E con la suddetta frase si conclude la raccolta di canzoni provenienti dai due album dedicati all’amore e la violenza, facendo poi un tuffo nel passato attraverso la discografia della band di Montepulciano. Ma i Baustelle non sono solo amore e violenza ma anche religione e politica. In Nessuno Bianconi conferma il suo “ateismo interessato” al Divino, supportato da un vocalizzo “celestiale” di Rachele che mette i brividi ad ogni singolo fan presente in quel momento. Dopo aver chiesto ai fan se fossero interessati alla politica, Bianconi attacca con Il liberismo ha i giorni contati per poi lasciare spazio ad uno dei momenti più aulici dell’intero spettacolo con Rachele e la sua “monumentale” performance del brano Monumentale che unisce l’intero pubblico in un solo bellissimo coro. Ed ancora I provinciali dove parole come camorra e Gomorra riescono perfino a perdere la loro accezione negativa in un palloso pomeriggio provinciale.
E tra un pezzo e l’altro i Baustelle sembrano anche divertirsi tra sorrisi, cenni ed un’intesa che sancisce un’alchimia musicale incredibile e fatta di continui alternarsi tra tastiere, chitarre e microfoni. Lo stesso Bianconi sembra aver acquisito una maggiore capacità di intrattenere e dialogare con il pubblico, poco importa siano parte di un copione già recitato su altri palchi e chissà quante volte. Un modern chansonnier insomma. Senza contare gli sfrenati balli della bella Rachele ed i riff portentosi di Claudio, sempre più beniamino dei fan. Alchimia dicevamo, what else?
Non solo brani baustelliani però, nella primaverile serata partenopea c’è spazio anche ad un pezzo come Valentina dei Diaframma di Fiumani, “eroi di gioventù” dei primi Baustelle. Un brano che tende al bipolarismo più estremo, compassato inizialmente per poi esplodere in un’onda d’urto rock al ritornello “go go go/go go go” per poi ritornare calmo e riesplodere di nuovo.
Nel mezzo anche un simpatico siparietto durante la presentazione della band da parte di Bianconi che invita i fan a ripetere i nomi dei musicisti, con tanto di canzoncina cantata dal pubblico e spumante per il compleanno di Ettore, il fratello di Francesco: Sebastiano De Gennaro alle percussioni, Alessandro Maiorino al basso, Diego Palazzo ai sintetizzatori e chitarra, Ettore Bianconi alle tastiere, Andrea Faccioli alla chitarra. Ed infine le tre “b”, quelle di Francesco Bianconi (voce, tastiere e chitarra), Rachele Bastreghi (voce e tastiere) e Claudio Brasini (chitarre). Insomma, squadra che vince non si cambia.
Chiude la serata il trittico composto da alcune delle canzoni più amate dai fan dei Baustelle come Le rane, La guerra è finita e La canzone del riformatorio, con le ultime due che racchiudono nei loro arrangiamenti e testi la perfetta sintesi di amore e violenza, veri e propri capisaldi della produzione “baustelliana”.
Ed alla fine la violenza lascia posto all’amore, quello più puro, quello dei fan. Si conclude così la tappa in terra napoletana dei Baustelle, con un concerto adrenalinico e che racchiude in esso tanti brani di una carriera importante e mai banale. Un viaggio verso un ventennio di carriera lungo otto album e brani che hanno fatto la storia della band senese. Certo, sono mancati all’appello alcuni dei cavalli di battaglia della band senese come Gomma o la magistrale Il minotauro di Borges ma sono tanti i pezzi che avremmo voluto sentire, cantare e ballare per almeno tutta la notte. Napoli e Baustelle, una storia d’amore e di violenza
Scaletta Francesco De Leo Muse (La malanoche) Mylena (La malanoche) Lo zoo di Torino (La malanoche) Ammazzati (La malanoche)
Scaletta Baustelle Violenza (L’amore e la violenza vol.2) Lei malgrado te (L’amore e la violenza vol.2) Amanda Lear (L’amore e la violenza) Veronica, n. 2 (L’amore e la violenza vol.2) A proposito di lei (L’amore e la violenza vol.2) L’amore è negativo L’amore e la violenza vol.2 Il Vangelo di Giovanni (L’amore e la violenza) Tazebao (L’amore e la violenza vol.2) Baby (L’amore e la violenza vol.2) Jesse James e Billy Kid (L’amore e la violenza vol.2) Perdere Giovanna (L’amore e la violenza vol.2) La vita (L’amore e la violenza) Nessuno (Fantasma) Il liberismo ha i giorni contati (Amen) Monumentale (Fantasma) I provinciali (La malavita) Valentina (cover Diaframma) Le rane (I mistici dell’Occidente) La guerra è finita (La malavita) La canzone del riformatorio (Sussidiario illustrato della giovinezza)
Articolo del
04/05/2018 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|