Il giorno del tanto atteso concerto degli Zen Circus all’Alcatraz è finalmente arrivato, il tour de Il Fuoco in una Stanza è pronto per essere portato in giro nelle città italiane da quei bravi ragazzi toscani. A Milano c’è la Design Week e la gente arriva alla spicciolata, in giro c’è un gran casino, ma al pubblico degli Zen interessa poco perché vogliono esserci, vogliono ballare e farsi male, sentirsi vivi insomma.
Ad un tratto ecco che irrompe la voce di Gino Paoli con il Cielo in una Stanza, la intonano tutti sommessamente fino a quando la canzone comincia ad evaporare nel buio, come fosse fumo, si sentono dei passi e un accendino che finalmente accende il fuoco in una stanza. Nel rosso delle fiamme fanno il loro ingresso gli Zen con Catene, pezzo che fa divampare sul palco fiamme, sudore, energia e rabbia che diventano una cosa sola con la musica.
Se vai al Circo Zen però devi rispettare “la” regola: “più voi fate casino, più noi facciamo casino”. Appino, Karim, Ufo e il maestro Pellegrini, che alle spalle hanno i loro quasi vent’anni di carriera, non amano essere definiti una band matura perché, come ci urlano dal palco con chitarre e bacchette alla mano: “la frutta quando matura cade dall’albero e marcisce. Bisogna restare sui rami, loro pur stando lontani dalle radici ci rimangono attaccati ben saldamente”. Il contatto col pubblico è di quelli profondi, i live per loro sono come l’ossigeno, non riescono a starne lontani per troppo tempo, le canzoni si susseguono ripercorrendo tutta la loro storia da Nati per subire a Canzoni contro la natura e Andate tutti affanculo.
Il tour de Il fuoco in una stanza ha radunato non solo i veterani degli Zen, ma tanti under 25 che si sono riconosciuti in questo loro ultimo album che parla in modo intimo dei rapporti umani, della socialità e dei social, di dolore e di riscatto ma soprattutto, di speranza per un futuro che può essere meglio di come ce l’hanno prospettato.
Gli Zen hanno ripercorso la loro storia facendo bruciare letteralmente l’Alcatraz per due ore, oltrepassando il muro del suono convenzionale e guardando negli occhi una ad una le persone di una platea soldout,così come si guarda uno specchio per “capire che le catene che ti uniscono con gli altri sono parte di quello che sei” (cit. Appino)
Scaletta Concerto Catene Canzone contro la natura La terza guerra mondiale Vent’anni Non voglio ballare Il fuoco in una stanza Andate tutti affanculo Low cost Ilenia Sono umano Il mondo come lo vorrei L’egoista La stagione Pisa merda I qualunquisti La teoria delle stringhe Ragazzo eroe Figlio di puttana Canzone di Natale Nati per subire L’anima non conta Questa non è una canzone Caro luca Viva
Articolo del
24/04/2018 -
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