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Girls in Hawaii
Live @ Monk Club – Roma, 20 aprile 2018
20/04/2018
di
Valerio Di Marco
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Pazzeschi, i Girls In Hawaii. Fossero usciti trent'anni fa, oggi sarebbero osannati. E invece devono “accontentarsi” di vivere da protagonisti nell'epoca del crepuscolo del rock e di piacere a un pubblico di nicchia che però li porta in palmo di mano, come dimostra la serata del Monk.
Il locale al Portonaccio è pieno solo a metà ma è un catino ribollente di passione per il sestetto belga che è in formissima e si mostra in vena conviviale fin dalle primissime battute, non lesinando ringraziamenti e aneddoti ludico/culinari sul soggiorno romano.
Gli astanti, peraltro in maggioranza under 30, conoscono e apprezzano gran parte delle canzoni, intonandone ad alta voce i ritornelli. La carrellata di brani proposti ripercorre in un'ora e mezza (s'è partiti troppo tardi, però: non si riesce proprio a iniziare i concerti a un'ora cristiana?) il meglio di un repertorio ricco, di qualità e meno monocorde di quanto si possa pensare. Una reputazione costruita in quindici anni di carriera forse non prolificissimi - quattro dischi pubblicati, al netto degli impegni collaterali - ma di livello e per intenditori.
La scaletta attinge a piene mani tanto da From Here To There e Plan Your Escape, i due lavori degli anni '00, quanto dai più recenti Everest e l'ultimo Nocturne, pubblicato lo scorso settembre. Alla fine saranno 18 i pezzi suonati, inclusi i bis.
Sullo sfondo di un mood umbratile e autunnale (virato in questa direzione dopo la morte, nel 2010, del primo batterista e fratello del leader), Antoine Wielemans e soci si muovono con destrezza tra il weird rock di Pavement e Grandaddy e l'indietronica a marchio Notwist, con The Bends dei Radiohead e The Ideal Crash dei dEUS stelle polari di un rock dove la melodia è conditio sine qua non. Insomma, testa agli anni '90 ma piedi ben piantati nel nuovo millennio.
La vena compassata a mo' di novelli National è però spezzata qua e là da improvvise sferragliate noise, letali bordate post-punk e spassose cavalcate elettropop che dimostrano la versatilità di una band da ammirare e tramandare ai posteri come eccellenze in questi anni di magra. Da vedere e rivedere.
Scaletta: This Light Connection Indifference Switzerland Misses Not Dead Sun Of The Sons Time To Forgive The Winter Walk Monkey The Fog Road To Luna Birthday Call Rorscarch
Flavor Guinea Pig AM 180 (cover Grandaddy)
Articolo del
21/04/2018 -
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