E’ un giovedì sera flagellato dall’ennesimo sciopero dei mezzi. A Roma fa di nuovo freddo che accoglie il ritorno di Edda, nel giorno che anticipa la conclusione (a Mila–a-a-a-a-no) del tour di Graziosa Utopia.
Arriviamo in anticipo sperando di beccarlo prima che si scatenino tutti i curiosi e, difatti, spunta nella sala opposta a quella in cui eseguirà i suoi pezzi, pronto per cenare. Dopo un po’ di chiacchiere sul nuovo disco, foto e autografi della ristampa della Spin on Black di Mantra (Ritmo Tribale) lo lasciamo mangiare qualcosa in pace.
Verso le dieci lo ritroviamo dietro il merchandise impegnato a firmare più autografi di Elvis e a vendere davvero un numero impressionante di vinili. Scherza e ride con tutti, si presta a foto nel suo modo ironico e istrionico ma verso le 22.30 lo vengono a raccattare trascinandolo sul palco.
Edda è in forma smagliante, lo si vede dai sorrisi, dalla voce al top e dagli arrangiamenti con la nuova band, non si risparmi salendo per le vette vocali più alte inframezzando la setlist con siparietti che il pubblico romano non si lascia sfuggire interagendo con l’ormai storica ironia degli astanti capitolini.
Lui non conosce sbavature ma qualcosa non va sin dall’inizio, lo sa Stefano, lo sappiamo noi che continuiamo a girarci inferociti verso il fonico, l’unico ignaro del fatto che il buon Rampoldi si sta sgolando per sentirsi in spia, il che lo porta pericolosamente verso un annunciato crack della voce.
E siamo solo ai primi due pezzi, Il Santo e il Capriolo e Benedicimi a cui segue con potenza sismica Bellissima dove Stefano dà prova di una superiorità canora indiscutibile, lasciando una pista a tutti i cantantucci italiani. Nei minuti successivi si alternano Signora e Pater (con quel “una volta vorrei essere dio, v’inculo tutti” urlato a gran voce dai presenti) per arrivare a Zigulì (che considerate le condizioni del nostro sarebbe stata indicata e necessaria); Spaziale e La Liberazione, che ormai mostra tutti i segni del calo di voce che Rampoldi ha cercato di evitare in tutti i modi, modificando l’approccio ai picchi più alti, lasciando cantare il pubblico e chiedendo spesso al fonico se è “tutto apposto con la voce (aggiungendo un dubbioso “Boh”).
Solo alla fine, dopo aver lasciato cantare il pubblico ed essersi girato rassegnato verso il suo bassista, chiede all’uomo al mixer di alzargli la voce in spia perchè non riesce a sentire più nulla. Dopo un’ora precisa Edda molla il colpo, scusandosi con il pubblico per i 4 bis che non potrà eseguire (è quasi afono ormai), gli leggiamo la stizza nel volto, conscio che domani dovrebbe chiudere il tour a Milano.
Nei minuti successivi alla discesa del palco sembra ovvio che la band stia discutendo un possibili ritorno on stage ma Stefano non ce la fa, ce lo ritroviamo poco dopo ancora al merch, mentre mastica una caramella per la gola e con il morale un po a terra, prontamente ripreso dal calore di tutti i fan che si sperticano nel dispensare tutti i consigli della nonna per recuperare la voce in tempo per l’ultimo venerdì del suo lungo e sudato tour
Articolo del
23/03/2018 -
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