Le aspettative per IL FRONTE DELLE DONNE sono altissime. Uno spettacolo scritto da donne ma che si rivolge a tutti. L’introduzione è affidata a Maria Rosaria Omaggio, la donna che ne ha curato regia e allestimento. Le parole che interpreta sono tratte da ‘Diario di guerra’ di Matilde Serao.
In scena, le protagoniste sembrano sparire sul palco, non contano l’età, l’estrazione sociale o la provenienza. I corpi vengono assorbiti per lasciare spazio alle voci dimenticate delle donne che guidarono un paese intero nel corso del primo conflitto mondiale. Lo spettacolo risulta anche incredibilmente attuale e invita ad osservare la realtà che viviamo tuttora, la differenza salariale tra uomo e donna e il ruolo troppo spesso marginale in cui veniamo relegate. Su tutti ‘ragazzine, vi prego ascoltate’, quasi una supplica più che una canzone.
I corpi vengono narrati: macellati quelli delle prostitute ridotte a orifizi ambulanti in bordelli militari; privati dei piccoli vezzi tipicamente femminili come quello di Mariuccia a cui viene rotto lo specchietto acquistato con tanti sacrifici; stressati all’inverosimile quelli delle operaie di Centurini ‘Matina e sera, ticchetettà, infinu a sabadu ce tocca d'abbozza'; plastificati quelli delle donne ritratte nelle foto che i soldati al fronte portavano sul cuore; onorati postumi come quello di Maria Plozner, portatrice carnica; celebrati come quello di Margherita Kaiser Parodi, partita volontaria con la Croce Rossa Italiana e unica donna ad essere tumulata nel Sacrario di Redipuglia.
Corpi, corpi di donne, di madri, di sorelle, di amanti, di lavoratrici, di mogli, di donne normali che si ritrovarono a compiere gesti e ricoprire ruoli normalmente considerati maschili. Il teatro canzone è l’unica narrazione possibile per affrontare un tema tanto drammatico e truce.
E in questo Lucilla Galeazzi, già Targa Tenco 2006 per miglior album folk, è maestra indiscussa. Al suo fianco Levocidoro dei mezzosoprano Sara Marchesi e Chiara Casarico e dei soprano Susanna Buffa, Susanna Ruffini, Marta Ricci e Nora Tigges. L’accompagnamento musicale è affidato alla chitarra di Stefania Placidi.
In un attimo mi vengono in mente le mondine a cui era vietato parlare e che si rifugiavano nel canto per scambiarsi messaggi ma anche a mia nonna che era solita ripetere ‘uccello in gabbia o canta per amor o canta pe rabbia’, in un tripudio di interpretazione pop per cui la donna impossibilitata ad esprimersi, sfogava la sua frustrazione cantando. Del resto lo spettacolo tutto è dedicato a due nonne: la nonna di Maria Rosaria Omaggio, Lina, che si improvvisò autista di tram e la nonna di Lucilla Galeazzi, Mariuccia, operaia.
In chiusura si canta tutti insieme 'O surdato 'nnammurato, perché dove c’è guerra può esserci anche amore, non fosse altro come segnale di speranzosa rinascita.
La scelta per questi scatti non poteva che essere il bianco e nero. Bianco come il timore della neve che di lì a qualche ora avrebbe imbiancato la Capitale, nero come gli abiti indossati in scena
(foto di Beatrice Ciuca)
Articolo del
27/02/2018 -
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