Siamo alla seconda serata romana sold out, delle quattro in totale di Carl Brave e Franco126, qui all'Atlantico insieme a migliaia di ragazze e ragazzi sorridenti, fomentati e pronti ad accompagnare i nostri bardi cantori di questa romanità universale, poetica e scanzonata, lirica e ancora un poco incantata che è stata splendidamente “fotografata” dai dieci pezzi, tra flusso rap e cantautorato, di Polaroid (Bomba Dischi), tra i migliori dischi dell'anno passato, a parer di chi scrive.
Età dei presenti che oscilla tra gruppi di giovanissimi delle superiori e molti 20something, più diversi cani sciolti che navigano serenamente intorno agli “anta”. L'attesa è ingannata con la solita “biretta” (certo, 5 euris in total black per 33 cl. appaiono un'esagerazione), o cantando pigiati sotto il palco i pezzi di Calcutta, stessa scuderia musicale, Bomba Dischi, appunto, messi in sottofondo e urlati a squarciagola, anche Orgasmo e Pesto (weee deficiente!), che pure sono usciti da poco.
Intorno alle 22.10 ecco la voce di Franco126 che intona Solo guai e parte il coro dal pubblico che esegue le prime due strofe. Sarà così per molti pezzi, quasi un gioco di anticipo condiviso, con l'a cappella che esalta il pubblico e rilassa i nostri cantori, che sappiamo e sanno bene di non essere perfettamente impeccabili, ma è proprio questo continuo e sincero understatement che rende Carletto&Franchino (tutti li chiamano così) vicini e simili a chi li ascolta e li segue ai concerti.
Mano mano che si succedono i pezzi è un crescendo continuo, di entusiasmo e di cori, con ognuno, ma anche a gruppi, a sottolineare i versi nei quali ci si riconosce di più: Un urlo tra i palazzi la Roma avrà fatto un gol, da Enjoy, Oh oh oh oh/Noi che non siamo mai in orario, da Argentario, Ah Che stai a fa'/noi sempre al bar/e siamo ancora in giro, da Noccioline, Ho passato mesi a balla’ la techno/il mio amico veneto mi chiama vecchio, da Sempre in due, Non c'ho un euro, non c'ho una lira, da Interrail, per dirne cinque, tra i moltissimi.
Inutile ribadire che ogni pezzo è una festa, ma le versioni che sono sembrate al meglio vanno da Cheregazzina a un'accelerata e splendida Barceloneta (senza Coez, come prevedibile), forse l'unico pezzo che fa saltare scomposti sotto il palco, passando per la solita Noccioline e Per favore. Certo l'acustica non è sempre delle migliori (eufemismo?), ma i musicisti li abbiamo sentiti in grandissimo spolvero e affiatamento, per questo ci permettiamo di ricordarli tutti, che una parte delle nostre urla e applausi erano anche per loro: Massimiliano "Lo-Fi" (chitarra), Mattia "Il Fettina" Castagna (basso), Simone Ciarocchi (batteria), Adalberto Baldini (sax e percussioni), Edoardo Impedovo (tromba), Lorenzo Amoruso (chitarra).
L'unica pecca, se vogliamo trovarla, è l'assenza di qualsiasi ospite, che giocando in casa si sperava fortemente in qualcuno della Lovegang 126, soprattutto gli ottimi Ketama126 e Pretty Solero con i quali i nostri hanno fatto eccellenti pezzi (da ultimo Vicoli). Eh niente!
Nella pausa in attesa del bis la frangia più ballerina e scalmanata della platea, una manciata di giovinastre e giovinastri situata non sotto il palco, ma in fondo, accanto a dove ci troviamo noi, guarda caso, attacca a cantare l'intro di L'amour toujours del sommo pontefice intergenerazionale della techno Gigi Dag ed è un delirio diffuso e ripetuto da tutto il pubblico, che viene sottolineato dai nostri al ritorno sul palco per lo splendente trittico finale Sempre in due, Interrail e una versione estesa di Pellaria in loop esaltante. Un'ora e mezzo e finisce il concerto, ma le luci non si accendono perché parte l'ennesimo regalo al pubblico: L'amour toujours sparato a palla per le danze invasate dei nostri vicini con i quali ci si complimenta e si svela l'arcano: “siamo preparati, noi, veniamo dai rave! Stamo in fissa co' l'elettronica, ma Carl Brave spacca”. Ed ero sicuro, un reciproco riconoscersi musicale e di stile nelle generazioni, capello corto e maglietta, i ragazzi, cappelletto hiphop e felpa calata sopra, le ragazze, sorrisi sgargianti, fomento continuo e la voglia di vivere la vita fino all'alba, tutti i giorni, dai sampietrini di Roma, alle rovine post-industriali dei margini metropolitani, ai campi abbandonati fuori dalla provincia. Ri-trovandosi: dai Kernel Panic a Carl Brave. Li saluto che noi scappiamo, per evitare il traffico e le mamme apprensive puntualmente parcheggiate in quarta fila per riprendere monelli e monelle, e mi salutano con un “bella zì! Ce stamo sempre!”.
Ritornando a casa, sperando di trovare qualcuno che abbia caricato video o foto del concerto, noto che tutti i miei coetanei “musicofili” stanno sui social a commentare Sanremo, tifare Lo Stato sociale e penso, ancora una volta, che si deve sempre stare dalla parte dei ravers, fratelli e sorelle maggiori o minori, fino a quelli che potrebbero essere i nostri figli che oggi incontriamo qui, con Carl e Franco e non certo seduti sulla poltrona innanzi ai due schermi, della TV e dello smartphone. Quello che alla fine sarò costretto a fare anche io, giovedì e venerdì sera, a meno che con queste sgangherate note non mi sia guadagnato un accredito stampa post-recensione per vedermi i prossimi due sold out di Carl e Franco e magari l'aftershow che si terrà al Circolo degli Illuminati venerdì sera dalle 23.30. Sarebbe un bel colpo, da raver fuori tempo massimo! “Bella zì! Ce stamo sempre”
(foto di Claudio Di Biase)
Scaletta: Solo guai – Cheregazzina – Lucky Strike – Polaroid – Tararì Tararà – Per favore – Medusa – Alla tua – Avocado – Noccioline – Enjoy – Argentario – Barceloneta – Bis: Sempre in due - Interrail - Pellaria (ext. version)
Articolo del
07/02/2018 -
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