Il rapporto fra Patti Smith e Roma è fatto di un continuo scambio di emozioni: non soltanto da parte di quanti riempiono anche questa volta il Teatro dell’Opera, malgrado il fatto che un concerto di Patti Smith in Italia non sia affatto una rarità, ma anche da parte sua, che è emozionata come mai, che tesse le lodi della cupola della nostra “opera house”, che sbaglia l’attacco di un paio di canzoni e che a fine serata chiede di essere ritratta in una foto con il pubblico festante alle spalle.
Accompagnata sul palco dalla figlia Jesse Smith, al pianoforte, e dall’amico Luca Lanzi, del gruppo rock aretino La Casa del Vento, alla chitarra acustica, Patti ci regala una serata a metà strada fra un reading letterario ed un concerto vero e proprio. Si comincia sulle note di “Wing”, una ballata acustica a cui è da sempre molto legata: “ I was a wing/ I was free/ I needed nobody/ It was beautiful”, subito seguita dalla lettura di una poesia molto triste sul tema dell’immigrazione clandestina.
Ecco che arriva “Ghost Dance”, tratta da un vecchio canto degli indiani d’America con quel “We shall live again” che ancora provoca brividi in quanti ascoltano. Poi Patti Smith legge la lettera toccante che aveva scritto al fotografo, amico, amante, fratello, Robert Mapplethorpe in punto di morte, una lettera che lui non ha fatto in tempo a leggere: “of all your works, you are still the most beautiful”. Segue una canzone come “Wild Leaves”, un brano che raramente esegue dal vivo, e un tributo a William Blake, poeta visionario e incisore inglese del Settecento, che si batteva per i diritti dei bambini, delle donne e che “è stato un maestro per tutti noi”: prima con la lettura de “The Divine Image”, poi con l’esecuzione di “My Blakean Year”, un fantastico pezzo della sua produzione più recente.
Patti ricorda la sua prima volta a Roma: era il 1976, per la promozione di “Horses”, il suo primo album, una giornata fantastica in cui non ebbe modo di esibirsi dal vivo, ma ballò tutta la notte in una discoteca in città. Ecco che arrivano le note di “Dancing Barefoot”, versione acustica, ma sempre emozionante, seguite da una piccola sorpresa: quella “Grow Old With Me”< che John Lennon scrisse per Yoko Ono poco prima di essere assassinato. E’ l’amore, come sempre, il tema dominante della serata: amore per l’Uomo, per il Creato, per il Creatore, non dissimile da quello che intercorre fra “due cuori che intendono restare giovani per tutta la vita”.
Poi Patti Smith inizia a leggere dei brani tratti da “Just Kids”, la sua autobiografia, e ricorda i giorni trascorsi a New York, alla fine degli anni Sessanta, quando è cominciato tutto. Seguono una straordinaria versione di “Pissing In A River”, ancora una poesia di William Blake, intitolata “Little Lamb” e “O Holy Night”, la sua canzone di Natale, simbolo di una religiosità molto intima e sentita, coltivata nel tempo, che la ex sacerdotessa del Punk non ha mai negato o visto in contraddizione con la sua produzione artistica e letteraria.
L’esecuzione sofferta di “Beneath The Southern Cross” è dedicata all’amico Sam Shepard, l’autore di “Motel Chronicles”, recentemente scomparso. Altra piccola sorpresa della serata è Patti che canta “Can’t Help Falling In Love With You” di Elvis Presley: forse l’esecuzione non è perfetta, ma viene perdonata volentieri. Non poteva mancare, poco prima della fine della sua esibizione, “Because The Night”, il brano scritto da Bruce Springsteen, ma portato da lei al successo internazionale.
Il pubblico risponde con grande calore e canta con lei il ritornello della canzone fino al tripudio finale con quel “because the night belongs to… Roma” che suscita un clamore da stadio! Patti torna sul palco per recitare la poesia scritta in morte di Papa Giovanni Paolo II e poi si lancia nell’esecuzione di “People Have The Power” accompagnata da tutto il pubblico che ha ormai abbandonato le poltrone assegnate per starle vicino, ancora una volta, fino alla prossima!
(foto di Giancarlo De Chirico)
SET LIST Wing Ghost Dance Wild Leaves My Blakean Year Dancing Barefoot Grow Old With Me (John Lennon) Pissing In A River O Holy Night Beneath the Southern Cross Can’T Help Falling In Love With You (Elvis Presley) Because The Night People Have The Power
Articolo del
14/12/2017 -
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