Gli Afterhours, forse la più importante rock band italiana dagli anni 80 ad oggi, festeggia i 30 anni di attività ed è un'ottima notizia. Un grande "30" si staglia sullo sfondo del palco del concerto di giovedì sera a Rock in Roma all'Ippodromo delle capannelle, prima tappa del Tour che porterà la band in giro per l'Italia nelle prossime settimane per una volta senza un disco da promuovere ma solo con la voglia di fare festa per la tanta strada fatta. In tutti questi anni hanno segnato il rock italiano, è vero non sono mai riusciti a fare il botto vero, quello da stadi tanto per capirci, ma se ancora riescono a darci dentro e a trascinare il pubblico, anche nuove generazioni che trent’anni spesso manco ce li hanno, suonando anche i loro classici più datati, già suonati migliaia di volte, ancora con grinta e passione, significa tantissimo.
Innanzitutto vuol dire che hanno scritto canzoni importanti, belle, potenti, e dalla dura scorza che le preserva dal trascorrere inevitabile del tempo. Ieri nella prima data, anzi nella data zero del tour come ha precisato Manuel Agnelli a inizio concerto, che contrariamente al solito hanno voluto proprio nella capitale, la sequenza di apertura Strategie, Male di miele, Rapace, Il Sangue di Giuda…beh, ci ha tramortito!
Adrenalina a mille, sound tagliente, gli Afterhours ci hanno messo di fronte a frammenti della loro storia senza fronzoli, diretti al punto, come al solito. Qualcuno negli anni ha fatto notare come da qualche tempo, forse diversi anni, le sperimentazioni di Manuel (ma anche e forse soprattutto Xavier alla chitarra) abbiano portato la band in territori fin troppo arditi, ma l’ultimo disco Folfiri o Folfox è un piccolo capolavoro di introspezione e rock, a tratti è davvero bellissimo anche se ostico: al piano Agnelli ha eseguito giovedì sera L'odore della giacca di mio padre, pezzo complesso ma intenso, mentre Non voglio ritrovare il tuo nome dal vivo suona come un classico della band (e ci sarebbe stata tutta e ci è mancata Se io fossi il giudice, altro brano recente ma dall’impronta classica).
Stefano Pilia (chitarra) e Fabio Rondanini (batteria) entrati nella band recentemente, hanno sicuramente rinfrescato e forse indurito il suono, ma ieri sera Giorgio Prette, batteria storica della band e uno dei fondatori, è salito sul palco come ospite in alcuni brani (tra i quali Voglio una pelle splendida) forse preannunciando un possibile ricucimento dei rapporti con Manuel, e un ritorno nel gruppo. Certo è che la sua impronta su Ballata per la mia piccola iena, o Non è per sempre, nella loro semplicità essenziale, resta indiscutibile. Così come sul palco la parte del leone la fa ovviamente Manuel, che strapazza la telecaster dimostrando di essere un buon chitarrista con un un gran feeeling con lo strumento, oltre che un grande interprete, sempre più pacificato con il proprio ego sul palco col passare degli anni, personalità da vendere, e anche autoironico quando interrompe un brano dopo pochi secondi (“no, ragazzi, questo pezzo non si può fare così”) per la sua chitarra scordata.
Chi è Manuel Agnelli, il giudice di X factor o l’autore tormentato che scava nei propri demoni, o quello che non le manda a dire nelle interviste? Ragazzi, si potrà dire tutto, ma quando senti La sottile Linea bianca, Bianca o Costruire per distruggere, tutti i discorsi sul personaggio perdono importanza. Gli After avevano annunciato che sarebbe stato un concerto con molte chicche, negli ultimi anni suonate poco dal vivo e cosí è stato, cose come E’ la fine la più importante o La sinfonia dei topi sorprendono, ma è chiaro che festeggiare 30 anni di carriera significa inevitabilmente (qualcuno direbbe un po’ ruffianamente) sciorinare le cose migliori fatte in tre decenni: Germi, Non è per sempre, Quello che non c’è, Ossigeno, Le verità che ricordavo, il poker iniziale, saziano, più di tutto, con un’energia invidiabile, la sana presunzione di dire a voce alta: queste cose le abbiamo scritte noi, questi siamo noi. La chiusura inevitabilmente è affidata a Bye Bye Bombay, ed è un arrivederci che lascia l’adrenalina addosso per tutta la notte, così come solo sanno fare i grandi concerti. Andate a sentirli ancora una volta, andate a prendevi questa carica di energia. Non può che farvi bene
Setlist 1. Strategie 2. Male di miele 3. Rapace 4. Il sangue di Giuda 5. Il paese è reale 6. Riprendere Berlino 7. Padania 8. Germi 9. Cetuximab 10. Grande 11. Non voglio ritrovare il tuo nome 12. Oggi 13. Né pani né pesci 14. L'odore della giacca di mio padre 15. Il mio popolo si fa 16. Costruire per distruggere 17. Tutto domani Encore: 18. Ballata per la mia piccola iena 19. La sottile linea bianca 20. Voglio una pelle splendida Encore 2: 21. Ossigeno 22. È la fine la più importante 23. La verità che ricordavo 24. 1.9.9.6. 25. Bianca 26. Bungee Jumping Encore 3: 27. Non è per sempre 28. Quello che non c'è 29. La sinfonia dei topi 30. Bye Bye Bombay
Articolo del
30/07/2017 -
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