Occasione da non mancare questa sera alla Cavea dell’Auditorium, Parco della Musica: per la prima volta in concerto a Roma Benjamin Clementine, il nome nuovo della scena pop internazionale. L’artista inglese è reduce dal clamoroso successo di “At Least For Now”, il suo album di debutto, uscito nel 2015 e sta per pubblicare “I Tell A Fly”, il nuovo disco, che uscirà a settembre.
Il suo percorso artistico ed esistenziale è davvero particolare: cresciuto ad Edmond, nel nord di Londra, lascia gli studi e si trasferisce ancora giovane a Parigi, dove cerca di guadagnarsi da vivere come musicista di strada. Dopo quattro anni il suo talento viene notato da un ricco uomo di affari francese che si adopera in tutti i modi per assicurargli un futuro discografico. Da allora in poi tutto si è mosso velocemente: un suo brano, intitolato “I Won’t Complain”, diventa la colonna sonora di uno spot pubblicitario per Burberry ed il suo primo album vince il prestigioso Mercury Prize.
Adesso non ha neanche 30 anni e già viene paragonato ad Antony Hegarty e il New York Times lo ha inserito fra le personalità più influenti in ambito culturale. Indubbiamente Benjamin, che è un musicista autodidatta, ha il dono di una vocalità calda e potente, ha una presenza scenica molto carismatica, ma forse dobbiamo dargli il tempo necessario per crescere, in particolare sotto il profilo compositivo. Questa sera esita prima di cominciare a cantare: vuole che siano tutti seduti e si altera non poco quando vede persone in piedi che vagano in sala (magari vanno in bagno). “Ma che siamo al mercato? Che cosa è questa cosa?” Lo dice comunque sorridendo e - dopo essersi seduto al pianoforte - esegue due brani nuovi, anticipazioni del prossimo disco : ecco che arrivano quindi “By The Ports of Europe” e “God Save the Jungle” (la giungla in questione è per lui la città di Londra, non male come intuizione).
Altissimo e molto magro, un sorriso che conquista e una voce superlativa, Benjamin si presenta a piedi nudi sul palco, imitato in questo dai giovani componenti della sua tour band. C’è una bella atmosfera, questo si avverte subito, il dialogo con il pubblico presente in Cavea è costante, ma il concerto stenta a decollare. Forse dipende dalle nuove canzoni, ben scritte, ma forse un pò banali negli arrangiamenti, forse dipende da noi, che siamo ancora troppo legati ai brani del primo disco.
Fatto sta che dovremo aspettare l’esecuzione di “Condolence” per poter finalmente abbracciare il Benjamin che ci saremmo aspettati, per ritrovare le radici soul delle sue composizioni. Ci tiene che il pubblico canti con lui e allora si alza in piedi per invitare gli spettatori a unirsi a lui: “I’m sending my condolence, I’m sending my condolence to fear. I’m sending my condolence, I’m sending my condolence to insecurities “.
Ma Benjamin non è soddisfatto prima della comprensione poi della pronuncia del pubblico in particolare della parola insecurities e allora resta lì a far ripetere il ritornello all’infinito. Sembra di stare a scuola: esercizio di “listening & comprehension” per tutti! Poco dopo, al momento dell’esecuzione di “London”, la storia si ripete: la strofa in questione recita: “When my preferred ways are not happening, I won’t underestimate” ma lui vuol essere sicuro che il pubblico capisca ciò che sta cantando. Si ferma ancora, vuole che ripetiamo correttamente. Scuote la testa e chiede l’aiuto di qualcuno del pubblico che sappia l’inglese e che faccia da traduttore. Si alza un giovane signore che sale prontamente sul palco: ma no, è lui il volontario, è Mr Fantasy alias Carlo Massarini, che adesso fa il fotografo ai concerti rock! Dopo qualche minuto viene fuori la traduzione “Quando i miei modi preferiti non stanno accadendo, non lo sottovaluterò” (potevi fare di meglio Carlo, mai tradurre le parole alla lettera!). Non soddisfatto Benjamin chiede che il pubblico impari queste due righe in italiano e che le canti in coro con lui!
Beh, siamo di fronte ad un qualcosa di surreale, una dinamica da intrattenimento televisivo che spezza un po’ l’emozione dello show. Il concerto finalmente riprende senza ulteriori interruzioni e abbiamo l’opportunità di confrontarci ancora con la sua voce calda, da tenore adulto, in un corpo da ragazzo. Sono davvero splendide le esecuzioni di “Adios” e di “Ave Dreamer”, dove Benjamin è ben supportato dalle coriste della sua tour band. Sul finale ecco che arriva un’altra sorpresa: uno dei suoi brani preferiti, “Caruso” di Lucio Dalla, cantato in italiano, canzone che viene accolta con grande calore da tutto il pubblico, finalmente libero di poter cantare in coro senza reprimenda alcuna! (foto di Viviana Di Leo)
SETLIST By the Ports of Europe God Save the Jungle Awkward fish Phantom of Aleppoville Jupiter Paris Cor Blimey Condolence London Nemesis Adios Encore: I Won't Complain Ave Dreamer Phantom of Aleppoville Caruso By the Ports of Europe (reprise)
Articolo del
27/07/2017 -
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