Anunnaki, Eden, Adamo, il diluvio universale, Atlantide, Toth: attraverso nomi, ere, leggende e passi tratti direttamente dalla Bibbia si snoda 'Alchemaya', nuovo e ambizioso progetto firmato da Max Gazzè andato in scena l’11 aprile al Teatro degli Arcimboldi di Milano.
Un’opera sintonica, neologismo che vuole indicare l’unione tra strumenti sinfonici e sintetizzatore, quella presentata dal cantautore romano. Suonata con la Bohemian Symphony Orchestra di Praga, diretta dal Maestro Clemente Ferrari, 'Alchemaya' rappresenta un vero e proprio concept che nasce dalla ricerca negli ultimi 20 anni dell’artista e del fratello Francesco su temi di storia, filosofia, fisica quantistica e della ricerca spirituale.
Ore 21: si alza il sipario. Nell’oscurità del teatro, riecheggiano lunghi suoni di sintetizzatore. Poi, un fascio di luce piomba sull’attore Ricky Tognazzi, voce narrante per l’occasione, che inizia a raccontare la storia sin dalla progenie. Popolazioni aliene, gli Anunnaki, si dirigono sulla Terra in cerca d’oro, materiale indispensabile per la salvaguardia del loro pianeta. Qui trovano un essere simile a loro, che è possibile plasmare per elevare al grado di primitivo intelligente: così si ottiene Adamu.
La musica ha inizio, catapultando immediatamente lo spettatore in una sorta di lungometraggio. I toni e le atmosfere sono quelle da colonna sonora, mentre la voce di Gazzè diventa attrice e spiega in brani dal testo lungo e praticamente privo di ripetizioni la sua creazione. 'Alchemaya' vive di sensazioni, percezioni uditive, versi e parole, con l’alternanza di Max e Memphis sotto i riflettori al servizio di essa.
Nonostante un booklet con i testi, la piena comprensione della sinossi risulta complessa e si preferisce assaporare il tutto con occhi e orecchie diretti verso il palco. La Bohemian Symphony Orchestra rapisce nell’esecuzione, affascina, è perfetta, mentre il sintetizzatore, non onnipresente, dà quel pizzico di singolarità e modernità all’opera. È uno spettacolo da vivere secondo dopo secondo. Il primo atto dello show si conclude quindi con l’esecuzione intera dell’opera, con Gazzè che ringrazia maestro, musicisti e suo fratello e stretto collaboratore Francesco, presente in platea. Breve pausa e si comincia con la seconda parte, la più attesa dai fan, dedicata ai successi del cantante riarrangiati per l’orchestra.
Il sipario si riapre, infatti, sulle note de Il Timido Ubriaco, dolce ed elegante, non snaturata ma impreziosita dalla presenza di quegli strumenti dediti solitamente ad esecuzioni classiche. Il pubblico, finora abbastanza posato e attento, si scioglie e si fa sentire con uno scroscio di vigorosi applausi.
«Se volete interagire, battere le mani, saltare, sfondare l’Arcimboldi insomma, vi dò il permesso», scherza Max.
Il clima muta e si trasforma in quello da concerto pop-rock, con i fan in visibilio durante Il Solito Sesso, La Vita Com’è, Ti Sembra Normale e Cara Valentina. Trovano spazio anche due inediti scritti durante la stesura di 'Alchemaya', Se Soltanto e Brivido a Notte, quasi fatti apposta per essere suonati con un’orchestra al seguito. E ormai in dirittura d’arrivo, il teatro si scatena con la celebre Sotto Casa: tutti in piedi a cantare a squarciagola il ritornello. Ma è con la vecchia hit Una Musica Può Fare che il connubio tra pop e elementi di musica classica si sposano perfettamente. La Bohemian Symphony Orchestra dà il meglio di sé, seguendo un arrangiamento trionfale e divertente.
Il finale è affidato alla delicatissima Verso Un Altro Immenso Cielo, direttamente dall’ultimo album dei record 'Maximilian'’, con tanto di standing ovation degli astanti.
Due anime in un solo concerto quelle svelate ed esibite da Max Gazzè, più libero dal punto di vista artistico nell’ultimo periodo, sperimentatore audace che non delude mai, come mai risulta scontato il suo modo di fare musica, suonarla e proporla. Anche quando non è ‘soltanto’ pop ed è altro come in 'Alchemaya'. Anche quando è qualcosa di nuovo.
(La foto di Max Gazzè a Milano è di Miki Marchionna)
Articolo del
12/04/2017 -
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