L'occasione mi pare sin da subito troppo ghiotta per non essere colta, e così mi riconcilio con una tra le più rappresentative icone della mia adolescenza: il 12 marzo, sala concerti Den Atelier, Lussemburgo, Pete Doherty porta in tour "Hamburg Demonstrations" accompagnato dalla sua ultima band, i Puta Madres.
Il set di apertura vede l'esibizione di Jack Jones, giovane frontman dei Trampolene e artista eclettico. Arrivo verso la fine del set, giusto in tempo per godermi la sua Alcoholic Kiss e una affscinante cover di Don't Look Back Into The Sun eseguita con la violinista Miki Beavis, altra presenza fissa nei Puta Madres.
La sala è intima e l'atmosfera è da subito vivace e festosa, complice la data della performance che è quella del compleanno del nostro Peter. Lui appare in completo e cappello d'ordinanza, più scanzonato ed ingrigito di come lo ricordavo, ma sempre carismatico ed istrionico. Un timido coro di auguri, qualche drink di compleanno tracannato con piacere da Doherty, e lo show può incominciare.
Apre I Don't Love Anyone (But You're Not Just Anyone), che come da disco brilla per intensità sulle altre tracce del nuovo lavoro. La tensione si alza con un tentativo di crowdsurfing da parte di Peter a qualche minuto dall'inizio, il pubblico si scalda e si stringe attorno alla sua rockstar con grande affetto ed entusiasmo. Last Of The English Roses, Flags From The Old Regime e Delivery scatenano il pubblico, mentre tra le tracce più recenti è sicuramente Down For The Outing ad essere molto apprezzata.
La performance nell'insieme è piuttosto discontinua, soprattutto per quello che riguarda i pezzi di 'Hamburg Demonstrations'. La band è scomposta, e il rischio di perdere le fila del discorso sembra sempre in agguato. La presenza del solido Drew McConnell al basso e la chimica palpabile tra Peter e Jack Jones non consentono comunque al pubblico di distrarsi.
Il gruppo cazzeggia molto, ma questo è parte integrante dello show: Peter è di ottimo umore, sul palco è ovunque e gli altri musicisti esistono unicamente in sua funzione. Si tratta di un performer consumato, che come sempre si bea della sua immagine di enfant terrible per sedurre e intrattenere, e che non teme di prendersi qualche momento tra una canzone e l'altra per sentire il suo pubblico e dialogare.
Gli innumerevoli siparietti fanno parte del gioco, così come Heaven Knows I'm Miserable Now e Don't Look Back In Anger che vengono appena appena accennate. Il concerto finisce dopo circa due ore, con una Fuck Forever scalmanata e i membri della band che si buttano letteralmente a terra, visibilmente divertiti e soddisfatti. Il pubblico non sembra in realtà averne abbastanza, e la performance si chiude proprio quando la tensione è al massimo.
Peter Doherty resta sempre un talento non del tutto espresso, ma anche e soprattutto un uomo di spettacolo capace e appassionato. Una certa furberia maliziosa lo caratterizza, e gli consente di avvantaggiarsi in modo anche cinico della mondanità e della sua fama controversa. La performance tuttavia è stata vibrante e l'intera band è parsa genuinamente divertita. Nell'euforia generale il buon Peter si è intrattenuto per circa mezz'ora con i fan, tra chiacchiere rilassate, autografi e fotografie.
Articolo del
15/03/2017 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|