Ok, ci proverò. Proverò a parlare de La Batteria senza scrivere 'poliziottesco', 'cinematico' e 'Anni '70'. Però, ecchecazzo!, vi divertite a complicarmi la vita.
Il quartetto romano mancava dalla sua città natale da settembre, quando suonò di nuovo per intero Tossico Amore, rivisitazione della colonna sonora del film "Amore Tossico" di Claudio Caligari, pubblicata e già presentata live a maggio. Poco prima avevano dato alle stampe anche Fegatelli, EP che conteneva alcuni remix di brani del primo album, parecchi dei quali li abbiamo riascoltati anche qui al Monk nelle versioni originali pubblicate un paio d'anni fa più o meno di questi tempi.
In totale, ieri, una quindicina di pezzi a ripercorrere una carriera che all'inizio doveva esaurirsi col progetto d'esordio ma che poi ha avuto successo oltre le aspettative, al punto che adesso la band pare decisa a pubblicare un secondo lavoro.
Emanuele Butrini, Paolo Pecorelli, Stefano Vicarelli e David Nerattini regalano un'ora e mezza delle loro "sonorizzazioni" ad un pubblico più numeroso di quanto mi aspettassi. Spettacolo al cardiopalma, show tirato, martellante, concreto, che riporta ad un mondo che non c'è più ma aleggia ancora. Perchè cultura è anche saper leggere il presente alla luce del passato. E qui c'è l'apoteosi del passato, tra synth d'annata, ritmiche al fulmicotone e chitarre funkeggianti.
In scaletta, il meglio del loro repertorio: c'è il primo album, da Vice Versa a Incognito passando per Zero, Manifesto e Persona Non Grata, che apre i bis; c'è una cover di Partita Agitata di Remigio Ducros; c'è un pezzo nuovo che è ancora senza titolo ma ha già un riffone della madonna tipicamente anni sett...azz....vabbè mi avete capito; e c'è Tossico Amore, con M11 e M17, che chiude la serata con le sue suggestioni elettro-pop Anni'80 (tiè, v'ho fregato).
Che poi i titoli hanno un significato relativo perchè i brani sono tutti strumentali, ad eccezione di un paio di cori morriconiani sospirati al microfono da Butrini, che è anche l'incaricato per i convenevoli di rito.
Alla fine è mancata solo la cover della sigla di Derrick, ma va bene così.
Articolo del
22/01/2017 -
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