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Jaga Jazzist
Jaga Jazzist live @ Monk Club - Roma, 23 novembre 2016
Roma
23/11/2016
di
Giuseppe Celano
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Il combo che contribuì a registrare 'In The Fishtank' insieme ai Motorpsycho & Jaga Jazzist, oggi arriva nella capitale, e precisamente al Monk per presentare il nuovo disco intitolato 'Starfire'. Sono in otto sul palco ma sembrano 16, un’intera orchestra supportata da tastiere e synth. A gestire tutto è il gigante buono dalla lunga barba rossa Martin Horntveth, batterista superbo capace di inventarsi anticipi e rallentamenti sulla fanfara di strumenti in crescendo sin dalle prime note dell’opener Shinkansen. Partono sempre in sordina ma nel giro di qualche battuta arrivano con un suono tondo e possente, animato da luci psichedeliche imprigionate in lunghe stalagmiti che dal pavimento del palco si ergono come le punte di una vergine di ferro. Ci mettono davvero molto poco a conquistare il pubblico cristallizzato in una serie di sorrisi compiaciuti e volti gasati. L’headbanging, se così lo possiamo definire, è ondulatorio e lento, quando i nostri alzano il tiro (Shinkansen) la risposta del pubblico arriva danzando e con applausi ritmici per tenere il tempo. Martin lo sa bene e punzecchia il pubblico ricordandogli quanto sia onorato di suonare a Roma.
A giocare un ruolo fondamentale, quello da leone, nell’economia della spinta ritmica è il basso di Even Ormestad, aggressivo e potente sospinge le dinamiche su cui s’inseriscono ferinamente le chitarre taglienti di Marcus Forsgren mentre maracas e fiati (Erik Johannessen e Line Horntveth) ispessiscono un sound imponente.
L’intero concerto è una fusione di anime pendenti dalle note musicali, davvero un evento gioioso propellente che nutre a dismisura l’amore per la musica, una sorta di addiction da cui non si può tornare assolutamente indietro. La faccia dei musicisti in primis è proprio lì a testimoniarlo.
La sala è piena, nonostante almeno un cellulare a testa l’inarrestabile bisogno di filmare tutto, per poi postarlo in rete, questa volta rimane ben al di sotto della soglia di guardia. Complice la buona musica eseguita egregiamente o merito di un’imprevista inversione di tendenza?
Senza timore di essere smentiti, concerto perfetto.
Articolo del
24/11/2016 -
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