Il concerto più ballerino dei questo autunno è stato sicuramente questo dei francesi Alcest e giapponesi Mono, causa chiusura forzata dell’Init. Le band troveranno infine pace al Traffic, considerata la programmazione heavy della venue non poteva essere altrimenti.
La serata prevede ben tre gruppi, Syndrome (che manchiamo) seguiti di Mono e dagli headliner Alcest. La lunga fila alla porta lascia sperare di evitare la solita figura di merda delle venue italiane semivuote (15-30 presenze) costringendo i musicisti a suonare di fronte a una landa desolata occupata come al solito dallo zoccolo duro che questo genere si è guadagnato con anni di sudore, dita sanguinanti e corde vocali spellate. C’è il pienone, quello per i grandi eventi per intendersi. Un caldo boia e la sala gremita ci accolgono sulle note di Ashes In The Snow, potente apertura dei mono(litici) giapponesi che stasera sono in grazia divina. La loro forza sfrutta partenze in sordina e successive deflagrazioni contenute da una sorta di barriera che non permette al sound di schizzare in avanti. Come se una lastra invisibile di cristallo comprimesse l’energia che trova una via di fuga nell’espansione laterale del suono, pieno, tondo e spesso. Spaccano in tutti i sensi, forma, esecuzione, potenza e controllo. Un’ora piena di pirotecnici cambi di marcia e sebbene i brani possano tradire una struttura molto simile fra loro in realtà nulla è uguale a se stesso (Death In Reverse). Si continua sulle note di Pure As Snow (Trails Of The Winter Storm) seguita a ruota dall’imponete Recoil, Ignite un big bang sonico con accelerazione finale capace di spazzare via pure le colonne del Traffic. Chiudono il concerto con Requiem For Hell. L’unico neo, non imputabile per nessuna ragione alla band, è l’acustica zoppicante che inficia il lavoro delle chitarre troppo impastate nel resto.
In modo diametralmente opposto dei nipponici, l’arrivo sul palco degli Alcest vanta un incipit dai volumi importanti e forte di un attacco diretto che vorrebbe metter le cose in chiaro sin da subito. Ma non ci lasciamo impressionare da questo escamotage di certo vincente, gli Alcest sfoggiano due lati della loro personalità uno spregiudicato, diretto e pesante, quasi punk nell’approccio e la parte più melodica da piacione con tanto di accendini e braccia ondeggianti levate al cielo. A quota 4 della setlist, tentando il poker, si giocano la carta della ballatona Autre Temps conquistando questa mano e la sala. Le chitarre più pulite, e neanche 1/3 della distorsione applicata dai Mono, lasciano apprezzare i suoni delle chitarre che fuoriescono fragorose come una cascata. Oiseaux de proie e L'eveil des muses aumentano la tensione interna al locale innalzando la temperatura mentre il concerto entra lentamente nel golden core con giri melodici killer e armonie che definire catchy è puro eufemismo. Sanno come tenere il palco ipnotizzando i presenti con la formula soft and loud e spingono a dovere pagando lo scotto, in questa lotta immaginaria, ai Mono che ne escono vincitori assoluti, anche sul cibo scelto alla locanda poco prima dello show, carbonara per il Giappone contro le tagliatelle ai funghi della Francia, tagliate con il coltello e mangiate con il cucchiaio, una cosa gravissima su cui non possiamo sorvolare per nessuna ragione al mondo.
Setlist Alcest: Kodama Je suis d'ailleure Écailles de lune - Part 1 Autre temps Oiseaux de proie L'eveil des muses Eclosion Percées de lumière Délivrance Encore: Souvenirs d'un autre monde
Setlist Mono: Ashes in the Snow Death in Reverse Dream Odyssey Pure as Snow (Trails of the Winter Storm) Recoil, Ignite Requiem for Hell
Articolo del
07/11/2016 -
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