Assistere ad un concerto dei Tortoise - collettivo musicale originario di Chicago e da ben venticinque anni sulla scena - è un’esperienza davvero fuori dal comune. Suoni complessi, soluzioni musicali in apparenza lontane fra loro e un impatto sonoro tanto frenetico quanto inquietante sembrano inizialmente tenere lontano quanti sono lì per loro. Ma se poi entri nel loro fluire, ma se poi ti lasci andare all’interno del loro vortice ipnotico fatto di free jazz, post rock, musica elettronica, funky e rock progressivo, allora tutto diventa più semplice, più naturale e speri che quel diluvio di note cosmiche e di suoni ancestrali non finisca mai.
Dopo un silenzio discografico durato sei anni, i Tortoise hanno pubblicato all’inizio dell’anno un nuovo album, intitolato 'The Catastrophist', un ottimo lavoro, che presentano in gran parte dal vivo questa sera al festival di Villa Ada. Ed è un gran bel sentire, un jazz rock sperimentale, con una natura fortemente percussiva (sono due le batterie posizionate sul palco) ma capace anche di passaggi armonici diversi, più riflessivi, dove ora le chitarre ora le tastiere disegnano melodie a carattere cinematico, che fanno volare alto la mente. La band è guidata da John McEntire, alla batteria, che spesso si lancia in entusiasmanti duetti con l’altro batterista, John Herndon, di chiara estrazione jazz come d’altra parte il talentuoso Jeff Parker, alla chitarra elettrica; completano il gruppo Doug McCombs, al basso, e Dan Bitney, alle tastiere e alle percussioni. In realtà gli elementi dei Tortoise sono tutti musicisti polivalenti e non di rado si alternano ai vari strumenti. Siamo rimasti molto impressionati dalle esecuzioni di Hot Coffee, un funky jazz carico di Groove e di Shake Hands With Danger, un brano a tinte fosche, ipnotico e inquietante. Sebbene sull’ultimo disco ci sono almeno due brani cantati, dal vivo i Tortoise continuano ad offrire un concerto solo strumentale, supportato da cadenze ritmiche molto alte, a tratti fragorose. Dinamiche musicali a tratti molto cerebrali che possono ricordare a tratti certe esibizioni live di Herbie Hancock ma anche gli ultimi King Crimson. La linea del basso di Doug McCombs è iperattiva e onnipresente, mentre gli interventi della chitarra di Jeff Parker si possono accostare alle soluzioni armoniche sognanti tipiche di certo space jazz.
In conclusione, una serata di grande musica che ci ha permesso di apprezzare ancora una volta il talento di musicisti di valore assoluto, che non si sono mai lasciati contaminare dalle soluzioni facili e insipide che infestano il panorama musicale odierno.
(La foto dei Tortoise sul palco a Villa Ada è di Viviana Di Leo)
Articolo del
18/07/2016 -
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