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Mark Lanegan
An Evening with Mark Lanegan @ Fabrique, Milano - 24 maggio 2016
Milano
24/05/2016
di
Fabrizio Biffi
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Rigorosamente seduti, cosi come si conviene per gustare al meglio il flusso delle frequenze di uno dei più longevi interpreti del rock contemporaneo. Mark Lanegan è una sorta di mutante che si muove dalle epoche d’oro del grunge per attraversare il periodo pionieristico dello stoner rock arrivando al suo momento attuale con un profilo che lo consacrerà nel pantheon dei grandi vocalist di sempre. Quella che non cambia è la postura, da sempre immobile e attaccato al microfono come quei debuttanti che hanno appena cominciato ad assaggiare il palco, Lanegan non si muove di un centimetro per l’intera durata del concerto, illuminato dalla proiezione rossastra di una luce che rende tutt’altro che lugubre la sua esibizione. Perché il punto sta nell’onda sonora che scorre da un pezzo all’altro, con un set senza scenografie in cui si intravedono il bassista Frederic Lyenn Jacques e i due chitarristi, Jeff Fielder e Duke Garwood.
Tanto per lamentarsi di qualcosa, sarebbe stato sicuramente meglio un contesto più intimo dell’hangar Fabrique di Milano dove, a parte un paio di rompicoglioni che hanno conversato del prossimo turno elettorale milanese nelle retrovie, il resto della platea ha seguito in religioso silenzio lo scorrere delle diverse ere musicali vissute dal cantante di Ellensburg.
Lanegan esegue se stesso riprendendo pezzi d’epoca degli Screaming Trees, riesumando “Deepest Shade” (Twilight Singers), senza privilegiare nessun disco in particolare, visto che il prossimo dovrebbe uscire nel 2017. Nessuno fiata quando dopo un’ora scarsa di concerto Lanegan scompare dietro le quinte e basta un applauso educato per vederselo riapparire in versione ancora più intima, accompagnato solo dalla chitarra di Duke Garwood.
Dopo tanti anni di sotterranea carriera è impossibile accostare Lanegan a qualsiasi fenomeno in circolazione o del recente passato. Lui si presenta al crudo con una voce che è in alcuni tratti è una scenografia sovrannaturale. Te ne accorgi solo quando molla la presa con qualche brano più leggero. Per il resto è solo intensità vissuta che puoi assaggiare solo per una sera, rimanendone sempre stupito .
Setlist: When Your Number Isn't Up One Way Street Creeping Coastline of Lights (Leaving Trains cover) Mirrored The Gravedigger's Song Holy Ground (Napalm Beach cover) I'll Take Care of You (Brook Benton cover) Where the Twain Shall Meet (Screaming Trees song) Torn Red Heart Judgement Time Low One Hundred Days Deepest Shade (The Twilight Singers cover) You Only Live Twice (Nancy Sinatra cover) On Jesus' Program (O.V. Wright cover) Encore: Driver (Mark Lanegan & Duke Garwood cover) Mescalito (Mark Lanegan & Duke Garwood cover) I Am the Wolf Bombed Halo of Ashes (Screaming Trees song)
Articolo del
26/05/2016 -
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