Nel 2013 la sua data romana del tour a supporto di “The Scarlet Beast O' Seven Heads” fu annullata appena un mese prima. Stavolta invece Kostantin Gropper, il “one-man” della one-man-band Get Well Soon, non manca all'appuntamento con la Capitale e ci ripaga di un'attesa che stava diventando come quella di Godot. A questo giro il disco da promuovere è ”Love”. Così, conciso, senza girarci intorno. E nondimeno, il contenuto è discreto, anche se dopo un pugno di ascolti la sensazione è che il Nostro il meglio lo abbia dato a suo tempo con l'esordio del 2008 “Rest Now Weary Head!” e soprattutto con “Vexations”, due anni più tardi. Perché fin quando certe atmosfere pompose, barocche e opprimenti sono sorrette da una scrittura illuminata ok, ma non appena l'ispirazione cala sono guai. E forse è proprio per non restare indigesto che Gropper ha deciso di dare una sforbiciata ai suoni della sua ultima fatica, finendo per incidere un disco sostanzialmente pop. Meno sfarzo, meno aneliti di grandezza, e un lavoro dove l'aria è nel complesso più respirabile.
Così come leggera si presenta la band sul palco. I sei arrivano in sala alle dieci e mezza. Gropper indossa una sobria camicia bianca e pantaloni scuri con graziosissimo risvoltino agricolo su un paio di mocassini color daino. E’ affiancato in prima linea dalla sorella Verena (seconda voce e synth), pure lei piuttosto castigata. Anche nel look, il rigore vince sulla fantasia, il genio sulla sregolatezza. Tra classicismi e avanguardie sono i primi a prevalere. Gropper è così, prendere o lasciare. Nell'anima artistica di quest'ennesimo epigono fuori tempo massimo di David Bowie emerge un afflato wagneriano da Primo Reich. Melodramma mitteleuropeo ottocentesco in contrapposizione alla cool Germania del Terzo millennio. Ma è anche vero che senza follia il mondo sarebbe più piatto, e lui la sua sa come controllarla da remoto senza soffocarla del tutto.
Alle spalle della band campeggiano quattro grosse lettere illuminate di rosso a formare la parola LOVE. Come nel tour dei REM del 2003, solo che lì c’era scritto LUV, ma il senso è quello. La sala è mezza vuota. Anzi no, vuota per 3/4, sennò sarebbe come la storia del bicchiere che può essere anche mezzo pieno. Qui invece i presenti sono uno sparuto gruppetto che si divide tra la zona sottostante il palco (la minoranza) e i divanetti a ridosso del bar. Forse un giorno i concerti li vedremo tutti così, tra una risposta ad un post su Facebook e due chiacchiere col nostro collega compagno d'uscita discutendo di briffare il meeting aziendale in conference call...
Ma torniamo allo show. La scaletta è imperniata sui nuovi brani fin dall'apertura affidata a It's Love. Sì, è amore. Anche se forse è un amore più nostalgico che passionale, più inchiodato al passato che al presente, in ricordo dei bei tempi quando Gropper sembrava la risposta tedesca a Patrick Wolf. Poi è la volta di Eulogy, e a seguire la prima retrospettiva che stasera non poteva non essere Last Days Of Rome, “billyidoliana” nell’incedere, morriconiana nei cori, gravida di oscuri presagi. Ma poi si torna all’attualità con Marienbad, It's An Airlift, It's A Catalogue, Young Count Fall From Nurse. Era in programma pure una cover di Careless Whispers di George Micheal, ma la band, per ragioni di tempo, la salta a piè pari andando direttamente a Angry Young Man, il capolavoro da Vexations che fece innamorare i più. E poi di nuovo si torna ai pezzi appena usciti, con It's A Mess e It's A Fog che chiudono la prima parte di scaletta.
Ovviamente Gropper è il centro di tutto. E’ lui che detta i tempi, è lui che parla col pubblico, anche se l’interazione non va oltre qualche frase di circostanza tipo “grazie” e “buonasera”. Ma gli sguardi, quelli sì, comunicano tanto. E fa niente se, in ragione sempre dei tempi, vengono saltati anche gli ultimi due pezzi inizialmente previsti, con 33 e You Cannot Cast Out The Demons a chiudere l'unico bis. La qual cosa - ovvio - ci lascia un pò d'amaro in bocca, come davanti a un film che conosciamo a memoria ma di cui avremmo visto volentieri anche la versione estesa. Perchè la loro è arte cinematica per anime in cerca di definizione come un regista cerca la migliore inquadratura. Magari non saranno ricordati in musica come Wenders o Herzog lo sono nel cinema, ma Gropper e soci sanno bene quali sono gli ingredienti per un kolossal.
(la foto di Gropper sul palco è © di Valerio Di Marco)
Articolo del
22/04/2016 -
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