Sabato è una serata più fredda, s'inizia anche prima perchè il bill prevede cinque band. I presupposti per la riuscita di questa seconda serata ci sono tutti. Dischi in omaggio all’ingresso, i presenti sono pochi ma buoni e le band pronte sui blocchi. I Deadsmoke arrivano sul palco alle 20:50, fanno un doom slabbrato e monolitico dall’andamento pachidermico. I suoni sono efficaci e amplificano la sensazione di disorientamento creata dai loop della band, in ottima forma. 30 minuti di flusso magmatico che ci conduce all’arrivo dei Throneless, altro monolite nero dal sound cavernoso. Sono buoni ma non convincono del tutto. Quel tipo di reiterazione sulla lunga distanza appare sfiancante. La sezione ritmica spinge a dovere ma è nelle chitarre, troppo ripetitive, che riscontriamo il limite maggiore. Il chitarrista dovrebbe concentrarsi sui cambi necessari per tenere viva l’attenzione del pubblico. È negli arpeggi che riesce a ingranare la giusta marcia. Se allungati a dovere potrebbero risultare l’ingrediente alchemico necessario per il salto di qualità che dal vivo stenta a emergere. Siamo a metà serata, tocca ai tanto attesi Isaak. Freschi del cambio di bassista e pronti per assalire il Traffic, i ragazzi riscontrano problemi alla voce, del tutto inesistente. Facciamo un cenno al cantante che ci ringrazia e, nello stacco fra una canzone e l’altra, chiede al fonico di alzare la voce in spia e nelle casse. Niente da fare, il singer salta piegandosi come una molla e si sgola ma la voce non arriva. Inutili la processione avanti e indietro dal mixer nel tentativo di parlare con il fonico che non sembra vederla allo stesso modo. Nonostante ciò, l’esibizione della band è una delle più efficaci e devastanti dell’intera serata. Esibizione muscolare e travolgente fatta di riff incastonati nei cambi ritmici. Elastici e forti dell’ottima presenza scenica del cantante, i nostri si appoggiano alla spinta propulsiva del nuovo bassista che, sebbene ancora un po’ impacciato, porta a casa la nostra benedizione. Alle 23.30 ci sono i The Wedge già visti in apertura ai Blues Pills a Milano. Sono in tre, con alle spalle un buon disco. Si prospetterebbe un buon live ma i conti non tornano da subito. Sin dall’opener Easy Chair, la band riscontra problemi nell’alimentazione della pedaliera del chitarrista che, con fare lesto, prova in tutti i modi a ribaltare quella’insostenibile situazione fatta di contatti a singhiozzo. L’ampli della chitarra danza in equilibrio instabile fra stop and go. Il suono fuoriesce a tratti e sul più bello si spegne. Inutili i tentativi di Kiryk di schiacciare i vari pulsanti dei pedali. È così nervoso da rifiutare un nuovo cavo portato da un roadie. Dall’altra parte del palco la situazione non è di certo più rosea. Anche le tastiere, che avrebbe dovuto servire al bassista per le sezioni più psicotrope, fanno le bizze. Nonostante queste avversità tecniche la band risulta esplosiva. Elementi di Who, passaggi blackmoriani e sferzate in stile Zeppelin per quaranta minuti sofferti in cui la potenza del rock and roll si erge alta a dispetto di tutte le avversità. La rabbia della band è pari alla nostra, già ampiamente manifestata per gli Isaak. Eseguono Killing Tongue, Who Am I? Easy Chair e un nuovo brano intitolato Tired Eyes prima che i problemi tornino a farsi sentire più marcatamente. Il singer si scusa con il pubblico «Sorry about my fuckin’… next time I’ll spend more money on my shit». È una serataccia, ma c’è ancora il tempo per No, Push Air, Nothin’ e Lucid. In chiusura il numero dei presenti è aumentato ma senza avvicinarsi neanche lontanamente a quello registrato la sera precedente. Intanto i Tons stanno montando tutto. Sono le 0.30 e i nostri ci piallano con un’ora di roba ferina. Distorsione profonda, voci sepolte nel missaggio (leggi non udibili) e sezione ritmica infernale per un buon live, efficace e d’impatto. Sul finale il pubblico è (soddi)sfatto dopo questa due giorni di psych-doom. Mentre arriva l’ora di levare le tende ci avviciniamo agli Isaak per comprare “Sermonize”. A casa sentiamo l’alcol ancora in circolo, sono le 2.30. L’unica soluzione, per coronare questa serata, è una buona pasta e ‘nduja insieme agli amici di Milano scesi apposta per questo evento.
(foto © di Valeria Leuci)
Articolo del
17/12/2015 -
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