Per il tour di ”Here Comes To Your Heart” dei Mondo Generator, Nick Oliveri ha deciso di portarsi i Komatsu che, appena arrivati nella Capitale degli scandali e ignari delle conseguenze, hanno avuto l’infelice idea di lasciare il bus, con dentro strumentazione e merchandise, parcheggiato in bella vista, proprio lì vicino al locale. Al ritorno l’amara scoperta, il bus forzato e saccheggiato. La lista fra le altre cose perse consta di un basso, una chitarra, merchandise, pc e altra roba personale. Lasciare qualcosa d'incustodito, a Roma, è un invito irresistibile per i furbetti dei vari quartieri. Non è la prima volta che assistiamo a situazioni del genere, la rabbia resta alta come lo sconforto. I Komatsu sono una realtà molto potente e credibile. Dal tiro dritto per bordate micidiali sui denti. Con un suono corposo e muscolare si fanno quaranta minuti grattando i muri della venue attraverso un rovente flusso magmatico. Il basso è un martello a intervalli precisi che s'infila fra i pattern del batterista, mentre le chitarre hanno lo stesso effetto di una pesante spada medievale affondata nella carne. Squarci e dolore, auricolare, sono il risultato evidente del loro passaggio. Massivo hard rock, con buone aperture melodiche, e bicorde circolare su base rock and roll sono i due elementi cardine per una ricetta vincente. La distorsione, beh è quasi inutile sottolinearlo, è onnipresente. In dirittura d’arrivo la loro richiesta di fare un salto a quel po’ di merchandise rimasto, per aiutarli a continuare a rimanere in tour con Nick, ci fa quasi tenerezza.
Alle 0.05 Nick è sul palco con il basso, prolungamento della sua mente devastata da anni di abusi. Stasera lo vediamo molto in forma e, al di la della comprensibile rabbia per quello che è successo ai colleghi di viaggio, ci sembra sereno. Suonano per un’ora e un quarto andando a ripescare vecchie glorie del passato come Cocaine Rodeo fino a F.Y. I’m Free, passando per l’immarcescibile Green Machine. Si sente bene, succede spesso all’Init a differenza di molti altri locali romani, e il nuovo chitarrista ha portato un fluido diverso, rivitalizzante. Sono più liquidi e lisergici ma sempre maledettamente punk roll. Sebbene sguaiati quanto basta appaiono molto concentrati sull’esecuzione dei brani ma non perdono l’occasione di cazzeggiare. Nick da buona vecchia volpe, punto da una ragazza del pubblico di nome Jasmine, fa il piacione dedicandole una canzone. Che siano in forma non lo dicono le pose, dovute, né le parole, scontate, ma il gustoso fracasso prodotto. Sul finale, e non poteva essere altrimenti, sbuca You Think I Ain't Worth a Dollar, But I Feel Like a Millionaire per la gioia dei presenti mentre le fondamenta dell’Init tremano, quel po’ che basta per renderci orgogliosi di esserci, piegandosi alla volontà degli amplificatori in generosa distorsione. Venerdì scorso suonavano gli Stearica e siete andati da Appino, stasera quel è la giustificazione per quest’assenza? L’uscita dell’irresistibile nuovo singolo di Adele, forse?
(Foto © Alessandra Annibali)
Articolo del
03/12/2015 -
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