Il nuovo progetto solista di Bianca Casady, una delle due CocoRosie, arriva finalmente a Roma. La performance - a metà strada fra teatro, musica e danza - si intitola 'Porno Thietor' e contiene gran parte delle nuove composizioni scritte da Bianca, che finiranno presto su 'Oscar Hocks', il suo nuovo album solo. Sorprende un po’ vedere Bianca sulla scena senza la sorella Sierra, ma siamo molto più sorpresi dalla scarsa affluenza di pubblico in occasione di un evento così particolare a cui ci avviciniamo con grande interesse e curiosità. Saranno state le nuove paure che si stanno diffondendo in città dopo i fatti di Parigi, o più semplicemente la serata fredda di inverno, o ancora le partite di calcio in televisione, ma forse questa data andava preparata meglio, se non altro per ripagare l’artista dell’impegno profuso.
La serata viene introdotta da una lunga proiezione video che annuncia l’atmosfera decisamente gotica che assumerà poi una dimensione più concreta. Quando viene sollevata la tenda ci troviamo di fronte a Bianca Casady & The C.I.A., un collettivo di artisti/amici della vocalist americana, che sono tornati a lavorare insieme dopo tanto tempo. Proprio all’interno del gruppo si impone la figura di Bino Sauitzvy, ballerino di grande personalità e talento, che cattura il pubblico presente in sala con gestualità, acrobazie e travestimenti che accompagnano con grande intensità le narrazioni musicali, fortemente oniriche e ricche di simbolismi, di Bianca Casady. La sua voce e certi arrangiamenti ricordano in parte l’indie-pop e il folk elettronico delle CocoRosie, per il resto invece questa performance è tutta un’altra cosa. Momenti esaltanti di free jazz, un heavy blues cadenzato e bollente, insieme a sperimentalismi di varia natura, in particolare il noise rock, mettono in mostra il lato oscuro delle CocoRosie, con Bianca Casady vestita come un’eroina del cinema muto di Charlie Chaplin che detta i tempi dello show con assoluta maestria. L’universo misterioso, oscuro, talvolta perverso descritto dalla voce in falsetto della Casady si materializza nei passi di danza di Bino, estremamente fisico, sensuale e molto evocativo in ognuna delle figure che disegna sulla scena.
La parte musicale dei C.I.A. è affidata a J.M. Ruellan, pianoforte e arti visive, Doug Wieselman, chitarra elettrica, Takuya Nakamura, basso elettrico, tromba e sintetizzatore, Laerke Grentved, controcanto, e Michal Skoda, batteria. Composizioni come Poor Deal e la bellissima Empty Room mettono in luce il talento creativo di Bianca che si rivela nella sua interezza, in una dimensione decisamente più dark, peccaminosa e irriverente rispetto al pop colorato delle CocoRosie. E’ musica libera, senza confini di genere: teatro, canzoni, danza e poesia convivono con naturalezza, affidati soltanto alla genialità della mente della Casady che era impegnata da diverso tempo a scrivere l’intero progetto. Simbolismi religiosi e concetti laici si sovrappongano di continuo all’interno della narrazione: si passa da citazioni bibliche come quella della cacciata di Lucifero dal Paradiso terrestre al tema dell’innocenza perduta; vengono descritte le debolezze, la fragilità della condizione umana e Bino interpreta anche una ballerina interamente vestita di bianco che porta sulla gonna e sulle calze tracce del sangue mestruale. Poco prima invece era un animale orgiastico che camminava a carponi, quasi interamente nudo, con indosso un paio di stivali ai piedi e delle scarpe da donna con i tacchi a spillo nelle mani. Il diritto a soddisfare le pulsioni della carne convive con l’impossibilità di arrivare comunque al nocciolo di tutto, con le angosce esistenziali che la ricerca del piacere non risolve. Non mancano citazioni letterarie e riferimenti al mondo delle fiabe, come 'Il Mago di Oz', per esempio, o 'Hansel e Gretel'. A volte sembra di stare sul set di un film girato da David Lynch: incubi e ossessioni che prendono forma con violenza, il tutto sottolineato dallo sferragliare di chitarre elettriche che si innestano sulle filastrocche in apparenza innocenti cantate da una Bianca Casady vestita con un cappello velato molto old fashion, dal quale si intravedono le gote rosse.
Assistiamo ad uno spettacolo a dir poco travolgente che in un crescendo folle porta con sé un forte gusto per il contrasto, per le immagini forti, e che mette sempre in primo piano ciò che tradizionalmente la middle-classa americana, infarcita di puritanesimo, cerca di nascondere: liquido seminale, sangue, pulsioni erotiche e in genere il lato oscuro della mente. Peccato per chi non c’era.
(La foto di Bianca Casady all'Auditorium di Roma è di Viviana Di Leo)
Articolo del
26/11/2015 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|