Si avverte una sensazione strana poco prima dell’inizio del concerto che segna il ritorno in Italia dopo quindici anni di assenza dei Godspeed You! Black Emperor, il noto gruppo canadese di alternative metal che si è imposto all’attenzione di tutti grazie a soluzioni musicali tanto rischiose quanto innovative. Il semplice fatto che siamo qui in una sala concerto rende praticamente impossibile non pensare a quanto è successo al Bataclan di Parigi. Tornano in mente non soltanto il cordoglio per le persone innocenti che hanno perso la vita là dentro senza neanche avere la possibilità di capire e/o di difendersi, ma anche le tante ovvietà che si sono sprecate sugli Eagles Of Death Metal, sull’origine nefasta del nome, sulla loro musica “metal” (mentre sono un gruppo di acid rock) e in particolare su quanti si trovavano lì quella sera in un “luogo di divertimento”. Ecco, mi piacerebbe molto per una volta avere qui chi scrive, chi legge e i tanti che ascoltano queste sciocchezze tanto per far capire loro che la musica in genere, il rock in particolare non è divertimento, o perlomeno non è soltanto quello, ma un qualcosa di molto più grande, che va oltre le mode, che va oltre la visibilità, lo stare insieme.
Mentre sono ancora assorto nei miei pensieri, le prime note eseguite dai Godspeed You! Black Emperor invadono la sala e senza troppi convenevoli, senza il ricorso ad un testo scritto, senza intellettualismi inutili, ci ricordano in pochi minuti di cosa è composta la società in cui viviamo, di cosa è rimasto del mondo che ci era stato consegnato. Due ore di concerto, fatte di una musica piena ed incalzante, di una sezione d’archi struggente che si incrocia, si sovrappone e si alterna continuamente nella esecuzione delle partiture soliste con chitarre elettriche lancinanti e quanto mai serrate. Un diluvio di sonorità sconvolgenti che attaccano il cuore, sconvolgono la mente e fanno vibrare il corpo! Una esperienza totale, una immersione in un flusso magnetico a cui è impossibile sottrarsi, sommersi come siamo da sonorità percussive talmente forti che producono momenti di sbandamento. C’è una intera cosmogonia dietro le musiche di questo collettivo musicale canadese, tanto preparato ad impeccabile quanto devastante all’ascolto. C’è una preparazione approfondita, una radice classica, ci sono degli spunti di musica sinfonica all’interno di quel cataclisma sonoro rappresentato dai brani di 'Asunder, Sweet And Other Distress', il nuovo album della band. Infatti dopo le esecuzioni di Hope e di Storm proprio all’inizio della loro performance, i G.Y.B.E. hanno presentato interamente dal vivo l’ultimo loro lavoro, un disco che fornisce una ulteriore conferma della maturazione compositiva del gruppo. Asunder significa “ In pezzi” e racconta in musica la precarietà del vivere, in un mondo sempre più diviso in frammenti, in tante piccole isole che trovano significato solo nel loro essere monadi. Ogni esecuzione è accompagnata sullo schermo da spezzoni di vecchi film in bianco e nero che raccontano il passaggio drammatico dalla Natura, così come ci era stata consegnata, alla urbanizzazione selvaggia delle città moderne.
I Godspeed You! sono un gruppo rivoluzionario sia nei contenuti che nelle scelte musicali: il solo e unico accostamento che ci viene in mente sono gli attuali Swans di Michael Gira, i Pink Floyd di 'Ummagumma' o il jazz cosmico di Sun Ra. Non mancano all’interno della serata passaggi acustici, ripiegamenti più intimistici, affidati al suono di un violino dolcissimo e triste. Ma ben presto il crescendo sonoro tipico di questa band ha il sopravvento, e un’ondata ossessiva di suoni invade i padiglioni auricolari dei presenti, che assistono attoniti alle immagine di un cervo che si è perduto, che avvertono una sensazione di imminente paura di fronte a due palazzi in costruzione che si scontrano, architetture enormi, malsane sulle quali si scaglia con forza la furia degli strumenti dei Godspeed You! In una serie infinita di suoni sconvolgenti, in una sorta di sinfonia metallica che è catartica, che è liberatoria, che ci allontana dalle storture del mondo, ricordate dalla scritta HOPE ("speranza") che campeggia tremolante al centro dello schermo e che è sottoposta a minacce di ogni tipo che portano al suo sfaldamento. Non c’è più scampo per le nostre orecchie, ma sappiamo anche farne a meno.
SETLIST:
Hope Drone Storm Peasantry or Light. Inside the Light Lambs’ Breath Asunder, sweet Piss Crowns Are Trebled Sleep Monheim The Sad Mafioso
Articolo del
19/11/2015 -
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