Le sonorità struggenti provenienti dalla viola da gamba di Julia Kent - mescolate a tutta una serie di loop elettronici e di sonorità ambientali - danno forma a tessiture armoniche davvero particolari, ricche di suggestioni diverse e sempre molto profonde. Un live act in solitario, ad eccezione della parte finale, eseguita insieme ai Phlox, la band di musica elettronica che aveva aperto il concerto.
Julia Kent è tornata in Italia per presentare dal vivo 'Asperities', il suo ultimo lavoro discografico, uscito da poco, alla fine di ottobre di quest’anno. Un concerto semplicemente toccante, che raggiunge momenti di verità assoluti attraverso un dialogo fitto fra i suoni analogici del suo violoncello e le campionature digitali che filtrano attraverso un computer. Momento magico per questa talentuosa artista canadese che in un recente passato, prima di avviare la sua attività come solista, aveva collaborato con Michael Gira degli Swans, con Antony & The Johnsons e con Theo Teardo. Oggi Julia vive a New York, ma si ritiene cittadina del mondo e si muove ovunque sente il richiamo di nuove possibilità artistiche, di altre soluzioni alla sua incessante ricerca musicale.
Julia è giunta al suo quarto album: infatti dopo l’eccellente esordio di 'Delay' nel 2007, è arrivata la conferma con 'Green And Grey' nel 2011 e poi ancora l’introspettivo 'Character' del 2013. Difficile dare giudizi immediati su 'Asperities', dato che ho ascoltato i brani per la prima volta dal vivo, mentre l’album vero e proprio è sul mio lettore cd soltanto adesso, mentre sto scrivendo. Ma brani come The Leopard o l’eccellente Invitation To The Voyage rappresentano di certo una crescita della Kent che riesce a creare ancora una volta composizioni di certo fortemente caratterizzate sul piano cinematico e visuale, ma anche in grado di bastare a loro stesse. Un approccio organico, che parte dal corpo, si serve della mente e mira in alto verso il cielo. Sonorità malinconiche, tonalità tristi e un crescendo inquietante a metà strada fa i lavori di Zoe Keating, gli arpeggi acustici degli Angels Of Light di Michael Gira e la sezione d’archi dei Godspeed You! Black Emperor.
Le “Asperities” di cui ci racconta in musica Julia Kent questa sera non sono altro che riflessioni personali sulle tensioni del vivere, incertezze esistenziali che acquistano una dimensione sonora quanto mai cruda, lancinante ed essenziale. Melodie spezzate, tonalità minimali e un gusto particolare per soluzioni drammatiche, dai contorni epici, catturano il pubblico presente in sala, che si lascia trasportare dalla musicalità di Julia Kent, viscerale e dolente, talvolta estatica, mai e poi mai consolatoria.
(La foto di Julia Kent al Nuovo Cinema Palazzo è di Viviana Di Leo)
Articolo del
17/11/2015 -
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