Di questi tempi essere tedeschi non attira simpatie. Eppure c’è chi della sua teutonicità (si dice...? Boh) può andar fiero, perché in musica non valgono le regole dell’economia. E’ il caso dei Notwist, che martedì 21 luglio hanno letteralmente ipnotizzato il pubblico di Villa Ada nella data romana del loro tour a supporto di 'Close To The Glass', l’ultimo album pubblicato oramai quasi un anno e mezzo fa.
Ipnotizzato dicevamo, perché coi Notwist si assiste a cose che normalmente non si vedono ad un concerto rock. Tipo brani dilatati a dismisura e rimasticati in chiave elettronica minimalista, palpiti dance alternati a sferragliate noise, improvvise aperture pop dove sono le splendide melodie dei fratelli Acher a risaltare, e suoni ottenuti con strumenti rudimentali che non hanno (apparentemente) nulla a che spartire con la musica. Ma tutto ha un suono, e ogni suono ha un’anima. E allora vale la regola dell’inclusione, come i padri Einsturzende Neubauten insegnano.
E la gente ha apprezzato. Perché quello dei Notwist è un pubblico colto che sa distinguere le cose che valgono da quelle ordinarie e prescindibili. Tant’è vero che un’ora e mezza di spettacolo è filata via in un batter d’occhio, tra brani vecchi e nuovi alternati con sapienza magistrale. Che poi vecchi per modo di dire perché la band tedesca ha saltato quasi a piè pari la sua discografia anni ’90 a beneficio del materiale più recente, quello a partire da 'Neon Golden' (2002), il loro disco più bello (e venduto) le cui canzoni hanno composto in larga parte la scaletta di ieri sera con ben 6 brani su 16.
Ingiustizia ? Forse. Anche perché sono stati proprio dischi come 'Nook' e 'Shrink' ad influenzare schiere di musicisti venuti dopo, vedasi la metamorfosi dei Radiohead di 'Kid A' / 'Amnesiac'.
I Notwist sono i degni eredi della tradizione kraut tedesca, quella inaugurata da band come Kraftwerk, Neu!, Faust e Can che rivoluzionarono il rock agli albori dei ’70. Una tradizione che la band di Weilheim ha poi saputo mescolare ai suoni Eighties d’oltreoceano di Dinosaur jr. e Sonic Youth, con l’aggiunta di ritmi ballabili e un’attitudine vagamente jazzy-oriented, creando - o comunque rinvigorendo - un nuovo genere, l’indietronica, che ancora oggi fa proseliti, vedi Alt-J et similia.
Ma nulla sarebbe stato senza le canzoni, perché poi la differenza sta come sempre in quelle. E i Notwist ne hanno scritte di memorabili, anche se dal vivo si divertono a smontarle e rimontarle violentandole fino a trasformare lo spiazzo antistante il laghetto di Villa Ada in una specie di rave a cielo aperto, per poi concludere solo voce e chitarra dando appuntamento alla prossima volta. E sperando, da parte nostra, che “Gone Gone Gone” sia solo un arrivederci.
SETLIST:
Kong Boneless Into Another Tune One With The Freaks Pick Up The Phone This Room One Dark Love Poem Off The Rails Run Run Run Close To The Glass No Encores Gravity Neon Golden Different Cars And Trains / Pilot Consequence Gone Gone Gone
Articolo del
23/07/2015 -
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