Un concerto di Patti Smith in Italia, in particolare a Roma, non rappresenta certo una novità. L’artista americana è da sempre legata alle persone, alla storia, all’arte della nostra terra e non si lascia sfuggire occasione per tornare. Questa sera però siamo in presenza di un evento particolare: si celebra l’uscita di 'Horses', album pubblicato nel lontano 1975, ben quaranta anni fa quindi, il disco di Rock and Roll più significativo e più elettrizzante che sia dato ricordare! Fu il disco che lanciò il nome di Patti Smith sulla scena internazionale, una pietra infuocata che anticipò quello che fu il rinnovamento nella musica Rock, portato a compimento poi dal Punk e dalla New Wave.
Patti è accompagnata sul palco, come sempre, da Lenny Kaye alla chitarra elettrica, da suo figlio Jackson Smith al basso e da Tony Shanahan alla tastiera, mentre ritroviamo anche Jay Dee Daugherty alla batteria. La scaletta del concerto è quella precisa dell’album originario e non potrebbe essere diversamente. Si parte quindi con Gloria, una cavalcata musicale dotata di un crescendo ritmico devastante. L’immediatezza, la visceralità e insieme l’urgenza del suo Rock and Roll fanno parte ormai del DNA di Patti Smith che, malgrado i suoi 69 anni d’età, non è affatto intenzionata a farsi da parte, ha ancora qualcosa da dire. Influenzata dalla lettura dei testi dei poeti “maledetti” francesi, motivata dagli incontri al Greenwich Village di NYC con scrittori come William Burroughs, Gregory Corso e Allen Ginsberg, e infine letteralmente “spinta” sulla scena da Sam Shepard, che le consigliò di aggiungere un substrato di chitarra elettrica ai suoi reading di poesia, adesso Mrs Smith è diventata lei stessa depositaria di quel mondo, della sfera underground di fine anni Sessanta che andò poi a mescolarsi sapientemente con il Rock And Roll.
La sua musica è liberatoria, è catartica, è riscatto sociale contro qualsiasi bruttura, contro i freni inibitori imposti da una società di plastica, che azzera qualsiasi emozione. Il reggae piacevolissimo di Redondo Beach si mescola al ricordo decisamente più triste di una pretty litlle girl che si suicidò per amore, lasciandosi affogare proprio nel mare di fronte a quella spiaggia.
Dopo il lungo spoken word di Birdland arriva il momento dell’esecuzione di Free Money e proprio non si riesce a stare fermi, a non danzare. La semplicità del Rock and Roll si trasforma in qualcosa di diverso, diventa un contenitore di messaggi e di cultura, anche se quando poi i discorsi si fanno troppo seri, il Rock muore. Lei questo lo sa benissimo, urla i suoi messaggi di speranza e di amore contro il cinismo imperante, è consapevole della sua condizione di Sacerdotessa del Rock, non ci crede molto, ma la trasforma in un qualcosa di duttile al suo discorso.
Subito dopo Kimberly ecco Break It Up, un brano che Patti dedica a Jim Morrison dei Doors, che le era apparso in un sogno. Il pezzo forte di Land è invece il canto ipnotico di Horses, la cui parola chiave è metafora dell’eroina che provocò la morte di grandi musicisti dei primi anni Settanta, come Jim Morrison e Janis Joplin. E’ un brano che racchiude in sé l’intera poetica e la musicalità di Patti, sempre pronta a spingersi oltre i confini, sempre pronta a superare il limite fra fede e ragione, fra uomo e donna, fra i vivi e i morti, fra il sesso e una dimensione più ascetica. Il dinamismo delle chitarre diventa ossessivo, il ritmo è invece incalzante, quasi orgiastico.
Elegie è una ballata lenta, decisamente più pacata, registrata nel sesto anniversario della morte di Jimi Hendrix, grande chitarrista rock, il migliore. Durante l’esecuzione di quest’ultimo brano Patti si sofferma a ricordare altri musicisti scomparsi: Ornette Coleman, Lou Reed, suo marito Fred Sonic Smith degli MC5, Jim Carroll, il suo tastierista Richard Sohl, il grande fotografo Robert Mapplethorpe, con cui Patti aveva un rapporto esclusivo e davvero molto intimo. Il concerto assume quasi l’aspetto di una commemorazione sacra: Patti si rivolge al pubblico e unisce al ricordo di questi suoi amici quello di tutte le persone scomparse che erano in qualche modo care al pubblico presente.
Dopo una breve pausa Patti Smith e la sua Band tornano sul palco per un’ultima cavalcata, non più legata esclusivamente all’album del 1975. Ecco Pissin’ In The River dedicata a Pier Paolo Pasolini, seguita da una fantastica Privilege (Set Me Free), un brano che Patti esegue dal vivo molto raramente. Non potevano mancare naturalmente Because The Night e People Have The Power, due dei brani in assoluto più apprezzati dal pubblico italiano (e questo Patti lo sa).
Sospinta a gran voce dal pubblico che affolla lo spazio dell’Ex Mattatoio di Testaccio, Patti Smith torna ancora sulla scena e ci regala My Generation, il brano degli Who che - nella sua versione - rappresenta una sorta di abbraccio ideale, di saluto verso un’intera generazione che ha provato a guardare oltre, a non arrendersi ai giochi di potere e - scusate se è poco - a cambiare questo mondo.
SETLIST:
Gloria Redondo Beach Birdland Free Money Kimberly Break It Up Land Elegie
Encore 1 Pissing In The River Privilege (Set Me Free) Beneath The Southern Cross Because The Night People Have The Power
Encore 2 My Generation
(Il video di Free Money è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
15/06/2015 -
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