Vi anticipiamo subito che è stato un concerto che è andato oltre qualsiasi aspettativa. Non tanto per l’indiscutibile talento di Mark Kozelek, che sembra crescere con il passare del tempo, quanto per le sonorità che la sua creatura, i Sun Kil Moon, hanno messo in atto dal vivo all’interno della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, gremita come si conviene.
All’ultimo momento si è reso disponibile per questo tour Steve Shelley, il batterista dei Sonic Youth, con cui Kozelek aveva registrato 'Universal Themes' il suo ultimo album, uscito di recente. Allora, invece di chiedere al suo batterista di farsi da parte, Mark si è presentato sul palco con ben due batteristi e con altri due chitarristi, fra cui Neil Halstead degli Slowdive, altro special guest di eccezione a completare questa inedita line up. Ed è stato un gran bel sentire, un rock blues acido, essenziale che lasciava comunque spazio alle radici folk dell’artista, non dimenticato leader dei Red House Painters, cult band dei primi anni Novanta.
Mark Kozelek è reduce da un turbolento concerto all’aperto a Ferrara, dove ha avuto modo di litigare con il pubblico, che non stava mai zitto ad ascoltare. E’ persona non certo facile, risulta scontroso, guarda con diffidenza chi vuole intervistarlo (chiedete per credere ad una giornalista dell’NME prima del suo concerto londinese) ed è naturalmente predisposto all’ira. Ma stasera sembra ben disposto: fa parlare subito le corde delle chitarre elettriche e le sue interpretazioni drammatiche, raspose e tonanti lasciano il segno. No, non è il concerto di folk intimistico che potevamo aspettarci dopo l’ascolto di album come 'Benji' o 'Universal Themes' e che ahimè mi ero azzardato di annunciare a chi mi sedeva accanto e voleva sapere qualcosa in più sul tipo di musica che avrebbe proposto l’artista. Bordate di rock psichedelico, un substrato di heavy blues e di un rock and roll aspro, elementi questi accentuati da uno show che si dipana nella quasi totale assenza di luci sul palco.
Mark Kozelek riempie la scena con la sua figura imponente e il suo incedere incessante da una parte all’altra dello stage. Ma quello che colpisce di più è la sua voce che sa essere roca, sofferta o potente a seconda delle esigenze narrative dei singoli brani. Sì perché Kozelek è essenzialmente uno storyteller moderno, che racchiude in sé anni di tradizione, di storia e di letteratura americana, che fa rivivere - ma forse con maggiore disillusione e asprezza - il percorso artistico e sonoro che fu di Johnny Cash e di Bob Dylan diversi anni fa. Da tredici anni ormai Kozelek affida ai Sun Kil Moon il compito di mettere in musica contenuti molto personali e dolenti (gli stessi che si rifiuta di affrontare nelle interviste). Le sue canzoni raccontano di fallimenti, di separazione e di morte, eventi vissuti da vicino, nell’ambito della sua famiglia, o letti sul giornale o ancora ascoltati al telegiornale. E lui porta in scena questi “universal themes” con grande forza espressiva, rivive queste storie in prima persona, talvolta con uno spoken word lunghissimo che sfocia in un crescendo drammatico da brividi , accompagnato dalle chitarre elettriche e dal controcanto di Halstead, molto bravo nel rifinire armonicamente i temi conduttori dei singoli brani.
Mark questa sera è molto soddisfatto del pubblico: silenzioso, attento e partecipe come vuole lui. E allora rivolge la sua insoddisfazione contro i suoi musicisti, a cui chiede di ripetere almeno tre volte l’intro di una canzone. Ma il gioco è manifesto, l’ironia è evidente e gente navigata come Steve Shelley non può che riderci su.
Kozelek ha recitato anche su 'Youth', l’ultimo film di Sorrentino, chiede al pubblico se il film è piaciuto e poco prima della fine del concerto esegue Ceiling Gazing, uno dei tre brani scelti dal regista e che compaiono nella colonna sonora del film. In questa occasione Mark ripropone il folk intimista e sofferto che ce lo aveva fatto conoscere, ma non è assolutamente da sottovalutare questo impatto più sanguigno, musicalmente più elettrico e più bluesato, che ha voluto dare alla sua esibizione di questa sera. Applausi.
SETLIST:
Little Rascals Mariette Hey You Bastards I'm Still Here Micheline Richard Ramirez Died Today of Natural Causes Carissa The Possum Ali/Spinks 2 I Watched the Film the Song Remains the Same Dogs I Can't Live Without My Mother's Love This Is My First Day and I'm Indian and I Work at a Gas Station
Encore: Ceiling Gazing Caroline
Articolo del
09/06/2015 -
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