Purtroppo la nostra proverbiale incapacità di gestire gli orari romani, in questa stagione sospesi su tramonti infiniti e infinite code nel traffico urbano, non ci hanno permesso di arrivare in tempo per la performance dei romani de La Batteria, che pare abbiano però riscosso ottimo successo con il loro live a metà tra colonne sonore dei “poliziotteschi” anni '70 e battiti dance al sapore vintage. E la vox populi prende il sopravvento, rispetto al ritardatario reporter.
Quindi si arriva in cima a Trinità dei Monti, verso il Pincio, nella splendida Villa Medici, sede storica (se si esclude la cacciata sotto il fascismo) dell'Accademia di Francia, per volontà di Bonaparte, ancora primo Console, nel 1803. Lo spettacolo è sempre, prevedibilmente, da grande bellezza: romana e francese. E Nicolas Godin, metà polistrumentista del celebre duo francese Air, ne restituisce la magia, il mistero e la meraviglia. Pare sia ospite in residenza qui a Villa Medici, per completare il suo primo lavoro da solista, risuonando Bach, come fosse un novello Glenn Gould dell'era digitale. E, stando al concerto, i risultati sembrano notevoli. Il quartetto in maniche di camicia, composto da batteria, piano, synth, basso e chitarra, avvolge l'atmosfera di loop melodici, presi da Bach, appunto, e ritmiche che a tratti ricordano le prove migliori di And Also The Trees. L'elettronica al servizio di note senza tempo. Certo che lo straniante effetto spazio-temporale è anche merito della stessa atmosfera della Villa, dei suoi pini marittimi e giardini medicei di origine cinquecentesca, recuperati durante la lunga direzione dell'Accademia, voluta dallo stesso ministro gollista della cultura André Malraux, tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, da parte di Balthus, della genìa dei Klossowski, sapiente libero pensatore e pittore di splendide fanciulle.
Nel mentre si tenta la non propriamente breve fila per bere qualcosa (date da bere agli assetati!), praticamente in orario con la tabella di marcia, ecco salire sul palco la splendente fanciulla Miss Kittin, al secolo Caroline Hervé: sorriso furbo come al solito, capelli corvini, lunghi con frangetta, canottiera bianca e braccia tatuate, cuffia sulle orecchie e sigaretta accesa. L'inizio è da brividi, seppure la cassa di sinistra gracchi come non mai: ouverture con le note destrutturate di Love Will Tear Us Apart e la voce di Miss Kittin che per tutto il set si alternerà tra microfono e consolle. Risolto il disguido da un pronto intervento tecnico il dj&live set parte immergendoci subito in sonorità sospese tra recupero sintetico degli anni Ottanta (l'ascendenza dei formidabili lavori con The Hacker), classici passaggi electro-clash, molta cassa dritta e bassi pompati. Per la gioia di un pubblico tanto numeroso, quanto variegato, anche per età, visto che dai teenagers globalizzati e ballerini ci si perde in aficionados della prima ora, sicché l'età sul palco e nella dance hall sulla ghiaia finisce per avvicinarsi, virando ben au-delà degli anta. A conferma che la scena electro, della club culture e del DJing mantiene quella continuità intergenerazionale che dai ventenni nei primissimi anni Novanta, giunge ai Millennials. E il set di Miss Kittin percepisce questo spazio comune musicale, che è il decennio di passaggio di secolo, dal quale pesca quel mood di fondo che tocca l'apice nella parte centrale del set, con la sua voce su Exit di Dubfire, quindi le risate su (do U know) Frank Sinatra? (He's dead...) vero hit senza tempo. E da lì la cassa dritta, forse un tantinello troppo dritta e “coatta”, la fa da padrona per il resto della performance, che supera abbondantemente l'ora e mezza.
Si abbandona la terrazza con vista su una Roma sonnolenta e illuminata che quasi mette in imbarazzo.
Serata splendida e il fomento immaginiamo si ripeterà stasera. Si inizia con Torb, si prosegue con il back2back della coppia Louisahhh!!!&Maelstrom, per chiudere con il dj set di Cassius. Apertura alle 20,30 e un'ora dopo l'inizio. Così anche per domani, sabato 6 giugno, con Magic Malik & DJ Oil, Frànçois & Atlas Mountains, Tony Allen e Para One, per chiudere la sesta edizione di Villa Aperta: forse uno dei festival più potenti dell'estate romana, per intensità e qualità dell'offerta e del luogo. Lunga vita all'Académie de France à Roma e a queste serate. Per non farla mai finita con le rivoluzioni: almeno quelle musicali. Come del resto sapevano gli stessi Bonaparte e De Gaulle, con il suo ministro Malraux: tutti affezionati promotori dell'Académie de France, seppure nelle fasi non rivoluzionarie delle loro complesse vite.
Articolo del
05/06/2015 -
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