Come dovrebbe essere il rock ? Come i Luminal. E come sono i Luminal? Disturbati. Per non dire “malati”. Perché il concerto che il trio romano ha tenuto giovedì 21 maggio a Le Mura è stato da malati. Malati per la musica, quella brutta, sporca e cattiva, quella che ti dice che col cavolo che è tutto a posto. Malati per il rock, quello che si dice non esistere più ma che ancora oggi ha quella forza attrattiva che spinge tanti a prendere in mano una chitarra. Chitarra che nei Luminal non esiste. Le linee melodiche sono tracciate dal basso di Alessandra Perna, il resto è tutto nella voce di Carlo Martinelli e nelle rullate selvagge di Alessandro Commisso, che dispensa mitragliate come fosse in trincea. Il locale è angusto, al massimo un centinaio i presenti. Una serata tra amici. Molti già conoscono la band, e la band conosce loro. E gli regala un’ora e dieci di puro punk-rock alla CCCP sparato a palla a ritmi da spasmo. Un pezzo dopo l’altro, senza tregua. E così si passa dai brani del nuovo album, Acqua Azzurra, Totò Riina, a quelli più datati. La Perna introduce Anna, uno dei nuovi pezzi, come « dedicata alla più grande testa di cazzo che abbia mai conosciuto: mia madre». Ma ci sono anche Ammazza I Tuoi Idoli, L’Operaio Della Fiat, Onora Il Padre E La Madre. E poi La Tua Ragazza E’ Una Puttana, Una Casa In Campagna, Donne, Dio Ha Ancora Molto In Serbia Per Me, per finire coi bis Grande Madre Russia, ormai un classico della band, e Lele, dedicata a Lele Mora. Martinelli e la Perna se la cantano e se la suonano, avvicendandosi alla voce e passandosi il basso secondo un rito liturgico che prevede il plettro offerto in sacrificio sulla lingua del designato come la comunione in chiesa. I due passeggiano a più riprese in mezzo al pubblico sfidandolo al pogo e prendendo simpaticamente a “capocciate” gli astanti delle prime file. Martinelli striscia a terra come un serpente attorcigliandosi in vocalizzi incomprensibili dove le parolacce sono le uniche che si capiscono alla perfezione. Ma non importa, perché uno che è incazzato si capisce dallo sguardo.
Articolo del
23/05/2015 -
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