Sono passati anni dall’ultimo incontro con Dave W. dei White Hills, sarà stato intorno al 2009 durante uno degli ultimi Stone Hand Of Doom. Stasera, dopo l’annuncio della data romana, inizialmente non prevista per questo tour di supporto a Walks For Motorists, suonerà al Sinister Noise in compagnia di EgoSensation al basso e di Rod alla batteria. Siamo in un centinaio circa stipati nella piccola sala, per fortuna il repentino abbassamento della temperatura ci grazia ma senza salvare le orecchie, piacevolmente violentate dalla band americana.
Mezzora dopo le 23.00 Dave, un figlio illegittimo di Alice Cooper, canta senza abbracciare la sua Gibson Les Paul. Bastano davvero pochi minuti per entrare nel golden core della serata con No Will, prima bordata di classe. Il trio è in forma, macina riff esplodendo colpi precisi con Three Quarters, seconda ipnotica track seguita da Lead The Way e In Your Room. È già passata mezz'ora, l’intera sala è conquistata con maestria.
Sono sensibilmente cambiati i White Hills, non troppo da snaturarsi ma abbastanza considerando l’iniziale heavy psych rock oggi evoluto in una sorta di dark rock wave che trasuda ancora pericolose scorie space, ben presenti nell’ultimo lavoro datato 2015.
A mezzanotte siamo ormai nell’ignoto spazio profondo, coinvolti e trascinati dal livello eccelso di Wanderlust, LSD Or USB, We Are What You Are, Under Skin Or By Name che travolgono i presenti già totalmente arresi da un pezzo. Il leader e cantante, che sfrutta wah-wah in super acido unito al bending tiratissimo, ingaggia una lotta senza esclusioni di riff con il basso di EgoSensation. La bassista gli s’avvicina verso il centro del palco per lo scontro finale. Ne nasce una miscela incendiaria alimentata dall’ossigeno ritmico di Rod che dietro le pelli è impegnato in una faida sanguinosa con la sua Ludwig.
È passata più di un’ora e mezza ma nessuno sembra accorgersene tale è l’intensità dello show che non prevede pause per respirare. Hanno ancora molto da dare, nell’ultimo segmento scatta la componente psicotropa che rimonta di gran carriera sul loro nuovo percorso. La lezione psichedelica che va dall’America alla Germania torreggia trionfante con Oceans Of Sound, DBA e la conclusiva Eternity.
Dieci anni di attività per quella piccola onda divenuta uno tsunami heavypsych vomitato dagli amp. Orange che si nutrono delle stesse pedaliere vintage già viste anni fa, ora dilatate come una famiglia molto numerosa. EgoSensation e il suo basso rubano la scena più volte, lei è costretta dentro un’armatura scintillante e pantaloni rossi mentre il basso trasparente riflette le luci dei molti scatti dedicati. La bionda dispensatrice di frequenze basse, con una quantità massiccia di eyeliner, suona poche note ossessive ma perfettamente centrate che mantengono la struttura in perfetto equilibrio. Per il lavoro di DiamondRod, granitico picchiatore e delicato massaggiatore di pelli tirate a lucido, dovremmo aprire un capitolo a parte. Senza quella spinta propulsiva non ci sarebbe stato nessun decollo.
I White Hills sminuzzano, uniscono e fondono elementi di Neu! e Amon Duul II, ammiccano ai Grateful Dead omaggiando i Seventies in una performance senza momenti di stanca, priva di inutili ripetizioni su leziosi esercizi di stile.
Space is the (psych)place.
(La foto dei White Hills a Roma è di Giuseppe Celano)
Articolo del
18/05/2015 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|