Dopo aver assistito ai concerti di questi ultimi tre anni, e aver letto in parte i casini scaturiti dalle polemiche sul nuovo schiacciante disco di Edda, siamo andati a vedere Stefano Rampoldi a Le Mura.
Lo troviamo lì intorno alle 20.30 preso dal soundcheck, lo salutiamo velocemente mentre sorridendo esce per parlare al cellulare, imprecando contro qualcuno che lo sta irritando. Qualche minuto prima delle 23.00, mentre siamo in fila mi spunta alle spalle esordendo con “ho mangiato, sono apposto”, un sorriso furbo lascia intendere che è in serata buona. Il locale è pieno, molti rimangono fuori mancando uno dei live più interessanti di questo autunno 2014. Formazione a tre, batteria posta lateralmente, basso a sinistra e chitarra al centro sono i punti di riferimento di questo nuovo rock spartano a firma Rampoldi. Stefano oggi sembra più sereno, sale sul palco salutando i presenti che urlano il suo nome ancora prima che lo show abbia inizio. Dentro non si respira ma, nonostante la difficoltà, troviamo un posto decente in cui ci cementifichiamo. Riusciamo a sentirlo anche abbastanza bene, considerando la qualità media dell’acustica di molti locali capitolini è un altro regalo e una vittoria.
Questo ritorno agognato serve un destro sui denti a tutti i polemici dal tasto invio facile, è una definitiva conferma di quanto siano (stati) miopi nel criticarlo ferocemente. Le aspettative (non solo nostre) riposte nelle precedenti date romane dell’acustico 'Semper biot' e del successivo iper arrangiato 'Odio i vivi' questa sera sono state ampiamente superate. Edda oggi ha cinquant’anni, è completamente ripulito e sembra in pace, per quanto uno come lui possa mai esserlo, con se stesso. La sua voce cristallina, graziata dalla corruzione del tempo e da dieci anni di abusi, è la leva che spinge in alto con propulsione inarrestabile i testi che parlano di, e alle, donne. Sia chiaro una volta per tutte che Edda è alieno da misoginia ma insofferente verso qualunque tipo di mediocrità attraverso un linguaggio diretto che evita la parafrasi andando diritto al nocciolo in questione. Conoscendo il personaggio ci aspettavamo qualche cambio stilistico dal vivo, ma le modifiche apportati alla musica e alle parole di Stavolta come mi ammazzerai? sono spinte ben oltre. In un’ora e mezza Stefano sfoggia una vena compositiva intatta e una ritrovata, o se preferite mai persa, fiamma vocale lasciandoci con l’amara considerazione di quale prodigioso animale da palcoscenico sarebbe potuto diventare con la sua band madre se le cose, diciamo così, non avessero deciso di mutare percorso sconvolgendo i suoi piani.
S'inizia con i>Pater in punta di piedi, Stefano scalda la voce su Bellissima infuocando il pubblico che, ancor prima di entrare, gli ha già consegnato le chiavi della Città Eterna. I presenti urlano tutti i suoi brani, qui inframezzati da ironici siparietti studiati per brani folklori(o)stici della cultura popolare romana e frecciatine alla melodrammatica melodia napoletana, ricca di quel finto pathos che risulta fastidioso e indigesto, individuato nella figura di Gigi Finizio e nel brano Preghiera a na mamma. Poi si torna alla serietà di Stellina e una versione straziante di Tu e le rose. Aggiungendo benzina sul fuoco, come il suo stile dissacrante impone, l’introduzione di Ragazza Meridionale prevede un’altra modifica sul testo, trasformato per l’occasione in “La ragazza che ti vuole bene è la ragazza che ti dà il sedere”, causando risate complici di tutti i presenti, ragazze comprese. E anche quando arriva il momento solenne di Saibene Stefano sdrammatizza suggerendo che la ballad in realtà è un brano da chiesa da cantare pisello contro pisello. Nonostante il suo tentativo di sminuimento però la versione live è ancor più devastante che in studio, il testo unito alle soluzioni melodiche spazzano via 2/3 della musichetta italiana proposta negli ultimi venti anni. L'Innamorato e Milano in tutta onestà sono due regali inaspettati che diventano un trittico con l’aggiunta di Emma trasformandosi in scala reale con Anna. Quando tutto sembra finito Edda regala (siamo vicini al Natale no?) Huomini (Tutti Vs. Tutti), riacciuffata dalle profondità in cui Rampoldi ha avuto l’onore (a suo dire) d’affondare i Ritmo Tribale.
Tutto è compiuto, Stefano se ne sta in mezzo ai suoi fan vendendo molti vinili e cd, autografandoli e lasciandosi avvolgere dagli abbracci di molti, immortalati da un JPEG. Lui ci guarda incredulamente e senza rinunciare alla sua, solita, disarmante schiettezza se ne esce con un “contenti voi”. Di ritorno a casa tutti i suoi brani escono dalle casse della macchina, poi frullano nel cervello fino al mattino successivo in cui ci svegliamo con la consapevolezza di aver assistito a un live titanico, fatto da una persona vera e studiato per menti aperte.
(La foto di Edda a le Mura è di Valeria Leuci)
Articolo del
21/12/2014 -
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