Sono passati quattro anni dall’ultima volta che un concerto ha avuto inizio così presto, la città era Milano e la venue incriminata il Tunnel, loro The Black Angels. Stasera i cancelli dei Magazzini Generali si aprono alle 19.00, mezz'ora dopo sul palco c’è Jameson, performer armato di sola chitarra acustica che infiamma il pubblico con un pop blues davvero molto intenso. Voce potente e cristallina, fingerpicking impeccabile e buona presenza scenica mista a una certa timidezza, vinta grazie all’aiuto del caldo pubblico milanese che gli tributa urla e applausi spellamani, Jameson sfoggia trentacinque minuti perfetti, anche come aperitivo pre-Rival Sons.
Alle 20.30 le luci vanno giù veloci e l’impianto vibra accordi di morriconiana memoria. È l’intro maestosa che porta Scott Holiday e soci sul palco, in pochi secondi il quartetto attacca il pubblico con i poderosi riff di You Want To. Bastano poche note per strappare sorrisi a 55 denti e sguardi d’intesa fra i presenti. La band è in forma, la voce di Jay è una sciabolata acida che sfrangia i timpani mentre la chitarra torrida di Scott produce un rifferama tagliente confluito velocemente in Pressure And Time.
Il livello intanto si è alzato visibilmente, la premiata ditta ritmica Miley/Baste macina cambi di tempo e mazzate sonore spaccaossa. Il volume generoso e l’acustica reggono bene il colpo fino a metà sala, la chitarra ci mette un po’ a risalire dalle profondità in cui l’ha relegata il mixer, ma la classe di Scott rimedia agilmente al problema. Intanto Jay continua a prodursi in potenti vocalizzi, alternando diaframma e falsetto mentre s’arrampica agilmente su almeno tre ottave d’estensione. Il passato e il presente s’incrociano negli accordi di Electric Man e Good Luck ma è con l’arrivo di Manifest Destiny Pt 1 che la presenza del dirigibile zeppeliniano s’impone maestoso, forte della sua devastante potenza di fuoco. È proprio in questi dieci minuti di viscoso hard rock che Scott dà prova di una capacità tecnica mai fine a se stessa, sempre a servizio della fantasia. Lo sfoggio di assoli pregiati non risulta pomposo né autrocelebrativo, è puro piacere per gli astanti che sembrano pendere dal suo plettro.
I Rival Sons fondono muscolari riff a micidiali inserti acidi, figli della migliore psichedelia Seventies. Tecnicamente capaci, caldi e generosi, sono eredi diretti degli Zeppelin. Tutto, dalla voce al sound, dai riff al martellamento ritmico, riconduce alla band di Page. Anche quando arrivano la struggente ballata Where I’ve Been e l’emozionante Jordan il pensiero corre al Martello degli Dei.
Open My Eyes e la conclusiva Keep On Swinging rimettono il combo su binari hard decretando la loro vittoria assoluta sul pubblico milanese, messo a fuoco e fiamme da questo poker d’assi californiano. Se lo stile spudoratamente Seventies dei loro dischi vi ha fatto storcere il naso, per un giudizio completo e veritiero bisogna osservare la band nel suo campo di battaglia per eccellenza, la dimensione live. Se non c’eravate è solo un problema vostro.
SETLIST:
You Want To Pressure and Time Electric Man Good Luck Secret Good Things Manifest Destiny, Part 1 Torture Rich And The Poor Where I've Been Tell Me Something Get What's Coming
Encore: Open My Eyes Sacred Tongue Jordan Keep On Swinging
Articolo del
07/12/2014 -
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