La serata è incastonata all’interno di orari quanto mai precisi che prevedono intorno alle 20,30 l’opening act di Pharmakon, nome piuttosto simbolico dietro il quale si cela la giovane artista punk Margaret Chardiet, 22 anni, di New York, che ha recentemente pubblicato 'Abandon' un e.p. contenente cinque tracce davvero incandescenti. Dal vivo Pharmakon non delude le attese e ci offre un set così altamente drammatico da risultare talvolta straziante. Un brano come Crawling On Bruised Knees è molto significativo per meglio capire la sua proposta artistica che mette in musica un senso di inquietudine, di disagio che scaraventa sul pubblico come momento estremo di comunicazione. Sonorità scellerate, un ricorso all’elettronica a dir poco brutale, la soglia del rumore superata senza affanno e una sezione vocale molto potente che tiene testa al fragore che fuoriesce dai diffusori. Si rotola sul palco e scende fra il pubblico esagitata e ribelle neanche fosse Iggy Pop (è il suo mito, lo capiamo subito dopo aver dato un’occhiata alle sue magliette esposte sul tavolo del merchandising) e in soli trenta minuti riesce a destabilizzare un pubblico che non si attendeva di meglio e che era già pronto a gustare il live set di Michael Gira e dei suoi Swans, che entrano in scena poco dopo le 21,00.
Rigoroso, serio e di poche parole come sempre Gira lascia che sia la musica a spiegare il suo universo, il suo pensiero e la sua conformazione mentale. Un frastuono assordante, ma cadenzato a dovere, grazie ad una sezione ritmica quanto mai semplice, primordiale direi, ma efficace. Accanto a lui agiscono sul palco altri terroristi del suono che corrispondono ai nomi di Norman Westberg, Christoph Hahn, Phil Puleo, Thor Harris e Christopher Pravdica. Un substrato elettronico spinto, due sintetizzatori penetrati puntualmente da chitarre elettriche veloci e intransigenti che cercano di non soccombere e che trovano supporto ritmico in tamburi tribali, che sembrano echeggiare la necessità di un ritorno ad un mondo diverso. Composizioni come Just A Little Boy, A Little God In My Hands, She Loves Us e la bellissima Bring The Sun sono tratte da To Be Kind il nuovo album, uscito per la Mute Records nel mese di maggio di quest’anno. Il resto della scaletta prevede citazioni dai dischi predenti più l’epocale The Apostate da 'The Seer'. C’è anche spazio per le distorsioni diffuse di Frankie M e per l’esecuzione di una tormentata Don’t Go, due brani nuovi, che non si discostano affatto dallo sperimentalismo apocalittico di Michael Gira e dei suoi letali compagni di viaggio.
Sonorità ossessive, talvolta ovattate, ripetute all’infinito fino a diventare volutamente irritanti. Non c’è niente da fare, prendere o lasciare! Un concerto degli Swans non è per tutti, meno che mai per quelle giovani signore eleganti che sembravano capitate lì per caso e da un lato della sala chiedevano chi fossero questi “cigni”, che genere di musica suonassero, se erano conosciuti oppure no. No, questo sabato sera non è il vostro, Dear Ladies, andate ad affondare i tacchi a spillo delle vostre calzature eleganti altrove! Qui si canta l’Apocalisse, la fine del mondo, non abbiamo a che fare con i compiacimenti melodici del baronetto Paul McCartney o con gli sculettamenti sensuali di Mick Jagger! Gli anni Sessanta sono stati sepolti anni fa dagli Stooges e adesso dagli Swans, fatevene una ragione!
Nel frattempo il canto di Michael Gira (più generoso rispetto al concerto dell’anno scorso) alterna invocazioni tipiche dei “mantra” a momenti di spoken word che trovano spazio - seppure a fatica - all’interno del fragore cosmico che caratterizza da sempre le esibizioni degli Swans. La band di Michael Gira ormai è approdata oltre le raffinatezze psichedeliche che furono di una band storica come i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale, o meglio, è partita dalle codifiche interne ad un brano come Sister Ray per coniugare un discorso musicale ancora più complesso, infarcito di feedback, di elettronica, di timpani, tamburi e distorsioni capaci di disegnare un futuro che inorridito dalle bestemmie del presente si guarda indietro, verso un passato irraggiungibile.
(La foto e il video degli Swans al Circolo degli Artisti sono di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
12/10/2014 -
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