Un grazie di cuore va agli organizzatori di questa serata, che hanno pensato bene di far esibire una band internazionale del calibro dei Fanfarlo in uno spazio all'aperto, ma non a giugno o luglio, quando il temporale estivo ci sta e fa pure rock&roll, ma il 24 settembre, quando la stagione outdoor dovrebbe essere chiusa da un pezzo. Per giunta, anche il meteo annunciava pioggia da giorni e il pomeriggio non era certo stato da spiaggia.
Risultato? Dopo mezz'ora dall'entrata in scena della band è venuto giù il finimondo, la gente è stata costretta a riparare sotto le tettoie laterali o gli ombrelloni dei bar, e anche quei “few braves” che sono rimasti a sguazzare nel parterre sotto gli scrosci d'acqua hanno resistito pochi minuti prima di ricordarsi, pure loro, ché l'indomani c'è una sveglia che suona e una vita da portare avanti, possibilmente senza bronchite. A quel punto, anche la band ha preso mestamente atto della situazione e interrotto il concerto a metà dando l'arrivederci a chissà quando. Insomma, bel capolavoro. Ma è stato un po' come andarsela a cercare, soprattutto considerando che di spazi al chiuso disponibili - volendo - ce ne sarebbero stati anche nell'ambito della stessa rassegna MArteLive che ha fatto da cornice all'evento. Ma così va la vita.
Per quel poco che siamo riusciti a vedere, comunque, possiamo dire: tanta roba.
La band si è presentata sul palco intorno alle 23, dopo le esibizioni degli italiani Sadside Project e degli inglesi Summer Camp, che abbiamo seguito con un occhio al palco ed un altro al cielo già foriero di sinistri presagi. Quando sono apparsi Simon Balthazar e soci, però, la preoccupazione ha lasciato spazio all'esaltazione.
Cloni inglesi degli Arcade Fire ? Epigoni fuori tempo massimo dei Talking Heads ? No, semplicemente se stessi. E lo hanno ribadito anche stavolta con la forza delle canzoni e con una scaletta che, almeno fino all'interruzione, ha dato spazio ai brani di tutti e tre i loro album, con inaspettato occhio di riguardo per l'esordio, 'Reservoir', molto acclamato da un pubblico in larga parte anglofono, evidentemente studenti.
Com'era prevedibile, la band anche dal vivo ruota attorno alla figura del suo leader, esile e mingherlino ma dalla “penna” killer, che si è presentato al pubblico, oltre che in un improbabile abbinamento tuta blu-mocassini cervo, anche palesemente alticcio.
Ma, come detto, l'alcol non ha fatto in tempo ad entrargli in circolo che l'acqua (piovana) è arrivata a spazzare via tutto.
SETLIST:
Ghosts Life In The Sky Deconstruction Cell Song I'm A Pilot Tunguska The Walls Are Coming Down Luna Landlocked Harold T.Wilkins, Or How To Wait For A Very Long Time
Articolo del
26/09/2014 -
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