Cosa aspettarsi da una serata in compagnia di una donna elegante, intelligente, sofisticata e di un folk-pop raro ed unico? Le aspettative sono tante e ci inoltriamo in esse come col brivido di una bell'avventura che sappiamo ci emozionerà non solo a livello musicale, ma anche narrante ed immaginario. È il tocco elegante che la musica di una grande artista come Suzanne Vega poche volte ci ha regalato, ma dopo una lunga attesa è da assaporare come qualcosa di fragile, soft e delicato. Caratteristiche delle quali l'elegante Piazza del Duomo di una Pistoia invasa da turisti, sembra essersi dipinta.
Complice il regalo dell'organizzazione del Pistoia Blues 2014 che ha voluto che i residenti nel Comune godessero dell'ingresso gratuito, l'atmosfera è molto tranquilla, niente file, gadgets, né tanto meno fans secolari. Il pubblico si forma piano piano, più che altro incuriosito dalla musica che comincia a diffondersi nei vicoletti di un centro storico dall'architettura medievale che sembra fare proprio a caso della serata, e provenienti dai soundcheck. Molti sembrano inconsapevoli, ignari, ed è li che capiamo che Suzanne è davvero qualcosa per pochi, ma lo è sempre stata in fin dei conti, solo fa un po' di tristezza capire che un suo live è quasi ceduto gratis a dei passanti quando è parte di un tour che la sta impegnando in tutto il mondo con serate che ci sembrano rispettare di più la sua professionalità.
Seconda a Joan As Police Woman che porta via più di un'ora, Suzanne arriva sul palco solo alle 22.30 (un'ora dopo di quello che era stato comunicato), dopo un cambio di strumenti, per allietare una serata estiva di metà luglio con un set soft e una poetica chic e rilassante, creata da due soli musicisti oltre a lei, rispettivamente a chitarra e batteria. Un inizio che rievoca vecchi tempi parte subito in quarta già con la seconda canzone, dove il primo cavallo di battaglia viene accolto da subito bene: un cilindro come cappello, il suo rossetto rosso, la sua inconfondibile frangetta castano rossiccia, una chitarra acustica ed ecco che torna Marlene On The Wall, bellissima e perfetta. E' la prima ad essere realmente parte di quello che poi si presenterà come un perfetto equilibrio antologico tra pezzi vecchi e nuovi che pubblicizzano l'ultimo album, Tales From The Real Of The Queen Of Pentacles, uscito questo inverno e del quale protagonisti sono pezzi come Fool's Complaint, l'autobiografica I Never Wear White, Crack In The Wall, la suggestiva Jacob And The Angel che, raccontando l'incontro con un angelo cosparsa pur solo da dei riflettori blu, crea la giusta atmosfera, tra il silenzio di un pubblico che pian piano più folto, comincia a renderle giustizia.
Semplice e fine prosegue nel racconto di sé, ed ecco la bellissima Left Of Center, perfettamente conforme all'originale, in un'acustica e in una voce limpida. Ma è quando tocca qualcosa di più riflessivo che Suzanne lo sottolinea al pubblico, raccontandoglielo nel pieno di un rapporto che instaura subito con esso e senza difficoltà, grazie alla gentilezza e alla semplicità silenziosa ed educata che attraversa la notte quasi in punta di piedi, con i testi di Small Blue Thing, The Queen And The Soldier come nell'intimità di un posto familiare, di un salotto newyorkese di una signora elegante, cosparso di tappeti, vecchi libri, odore di legno e ritagli di foto qua e là, tra un sorso di tisana e un altro che - notiamo - porta proprio con sé di fianco alla chitarra su uno sgabello abbastanza retrò, in una devota tazza con stemma "Tom's Diner" .
Luka è la full immersion, l'apice dell'intimità, Tom's Diner l'epilogo di una professionalità e di un'originalità che sottolinea una carismatica poetica con un tocco di chitarra elettrica. Il tutto porta a casa un gran successo e, lasciando un sorriso allietato sulle labbra, suggerisce a chi conosceva Suzanne ma anche a chi l'ha sentita per la prima volta questa sera, che una seconda serata in sua compagnia la vorremmo rivivere molto presto e, ancora una volta, a tu per tu.
Articolo del
22/07/2014 -
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