Com'e' meglio andare a vedere un concerto di Dente? In coppia? Con un gruppo di amici consapevoli? Da soli? Con l'ex o con la ex? Con la figlia? Ho scelto l'ultima ipotesi. Ma il modo migliore per andare a vedere un Dente live, conclusione a cui sono arrivato dopo cinque suoi concerti, e' quello di essere veramente di buon umore, non basta essere sereni. Tocca stare in uno stato di grazia tale che alla fine, il peggio che puo' accadere e' una specie di lavanda gastrica sentimentale tra amori passati, presenti e futuri.
Questa volta l'appuntamento con l'impertinente malinconico di Fidenza è all'Auditorium della Musica di Roma, in un’atmosfera rarefatta e surreale, con uno stage, come al solito scarno, arricchito dietro le quinte, da una parete rossa con una porta bianca, perfettamente in linea con lo stile confidenziale, e un po’ radical chic, del protagonista della serata.
Il gruppo che accompagna l'impertinente malinconico e' sempre lo stesso, solido e collaudato (Gianluca Gambini, Andrea Cipelli, Nicola Faima) a cui va una menzione speciale per la pazienza di sopportare i suoi capricci. La grande novità del tour 2014 è racchiusa tutta nel nuovo album “L’almanacco del giorno prima” che, preceduto da un buon singolo (Invece tu), ha registrato più di un mugugno tra critica e zoccolo duro dei fans della prima ora. Il motivo?
La spiegazione sta tutta in questo live dell’Auditorium dove, nonostante le solite schermaglie goliardiche dell’impertinente malinconico, i suoni sono chiari e si possono percepire le singole sfumature. Dente è incappato in quella che si potrebbe definire una malinconica fase di riflessione creativa. Senza voler entrare nelle sue vicende private, anche se la tentazione è forte, in questo ultimo album emerge una fortissima vena seriosa ed introspettiva, con pochissimi bagliori all’orizzonte.
Ecco perché la platea riprende ossigeno quando riemergono dal passato alcuni brani di “gioia” e alle prime note di A me piace lei si sente un grandissimo sospiro di sollievo, come se si fossero spalancate le porte dell’Auditorium. A poco sono serviti gli ultimi scampoli del concerto vissuti, come da protocollo, ai piedi del palco.
Vieni a vivere, in fondo, è un primissimo esempio di ottimismo catastrofico a cui il buon Dente ci ha abituato sin dagli esordi. Verrebbe seriamente da chiedergli: “A Giusè, ma che guaio stai passando?”
Articolo del
18/04/2014 -
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