I Brutus sono una band norvegese licenziatrice di uno psych/stoner sviluppatosi sul fertile terreno di Behind The Mountains, ultima fatica in studio che stasera eseguiranno dal vivo.
La serata prevede quattro band: gli Anno Mundi, band di sana pasta sabbathiana (Window In Time), seguiti dai Riti Occulti, fautori di post doom con sezione (open) space-rock (Secta) e dagli esordienti Otehi, di analoga e accattivante matrice musicale.
Al Traffic c’è poca gente, sarà perché è lunedì o perché le band sono ben quattro e molti magari avranno rinunciato per la stanchezza. Nonostante questa scusa, buona o meno che sia, in tutti questi anni passati nei locali non riusciamo ancora a spiegarci perché molti live di qualità vengano disertati a favore di aberrante roba mainstream. La cosa peggiore è la quasi totale mancanza di rispetto per chi apre i concerti, come se l’ordine d’esibizione potesse sminuire la bravura di una band. Abbandonando le polemiche e passando ai fatti ieri sera siamo arrivati intorno alle dieci, sul palco troviamo gli Othei. Sono in tre e fanno un casino luciferino che li posiziona nel 10° cerchio dell’inferno, quello dello stoner sabbatiano, irrobustito da siringhe di space-rock. Nonostante qualche indecisione ritmica in un paio d’occasioni, la band ci piace e spinge a dovere grazie al basso trattore. Fanno il loro duro e sporco lavoro e noi siamo lì per supportarli.
Giusto il tempo per il cambio palco e arrivano i Riti Occulti: sono in cinque, due voci femminili, una pulita l’altra growl, batteria, basso e tastiera. Detentori di un buon sound, sfoggiano potenza e controllo trovando il giusto equilibrio fra le parti pulite e quelle sfigurate dalla distorsione. Buono il cambio di testimone fra le due voci che s’alternano amalgamandosi con classe e precisione. Ottimi gli inserti del basso. Hanno un potenziale notevole, il sound è devoto al metallo classico ma con un approccio personale. I 40 minuti in cui ci impegnano l’attenzione passano piacevolmente preparandoci all’arrivo dei cavalieri Brutus.
Ci dispiace per ciò che gli è successo proprio alle porte del tour (strumentazione e merchandise hanno preso fuoco dentro una casa) ma ancora di più ci sentiamo in imbarazzo e non digeriamo le poche persone in sala. Appena iniziano a suonare però ce ne dimentichiamo immediatamente. Il combo ha il giusto groove, le due asce si dichiarano guerra proiettandosi in assoli al fulmicotone. Il cantante, una vera e propria idrovora, ingurgita birre come se non ci fosse un domani. È una vera forza, simpatico e travolgente, impegnato a salire e scendere dal palco mandando baci ai suoi compagni di viaggio e galvanizzando il pubblico. Dietro tutto appare la sezione ritmica, aliena da manie di protagonismo, che nel frattempo ha dichiarato guerra alle mura del Traffic percuotendo pesantemente pelli e aggredendo le corde del basso. La sovranità delle Gibson è assoluta, Les Paul contro SG, uno spettacolo a cui i pochi fortunati presenti hanno assistito. I due chitarristi non si sono risparmiati rispondendo colpo su colpo per un’ora di hard psych blues fuso a ritmiche rockabilly dalle ripartenze brucianti. Hanno già vinto per quel che ci riguarda, se sommiamo anche la loro estrema disponibilità a foto autografi e foto, mentre chiacchierano amabilmente con i fan, non possiamo far altro che arrenderci incondizionatamente.
Articolo del
17/04/2014 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|