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Neil Hannon
Neil Hannon live @ Royal Festival Hall - Londra (Regno Unito), 7 novembre 2012
Londra (Regno Unito)
7/11/2012
di
Chiara Felice
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Ha scelto quello che sicuramente per un musicista è il modo migliore per festeggiare il proprio compleanno: un palcoscenico. Neil Hannon, fondatore ed unico membro dei Divine Comedy, ha preferito celebrare questo giorno nella moderna eleganza della Royal Festival Hall, una delle punte di diamante della dinamica (e artistica) zona di South Bank. Sapeva che non sarebbe stato tradito proprio in questo giorno particolare, e infatti il teatro manca per pochissimo il tutto esaurito.
Cappellini e trombette d'ordinanza vengono distribuiti all'entrata e la festa ha inizio non appena Neil sale sul palcoscenico e accenna, con la sua consueta ironia una Happy Birthday To Me. Non si lascerà mancare niente Neil, dal suo bicchiere di gin, costantemente al suo fianco, all'apparizione sul palco prima di Tom Chaplin (Keane) e poi di Alison Moyet che regala insieme a Hannon due splendide versioni: dalla sua Don't Go a The Certainty Of Change dei Divine Comedy. E le sorprese sul palco non finiranno qui, l'ego di Hannon deve essere grande (e ironico) almeno quanto l'enorme “42” che viene trasportato sul palco a metà concerto, è a quel punto che Hannon lascia il suo pianoforte a coda per abbracciare la chitarra e far piombare l'intera platea in un collettivo sentimento di quasi tenerezza nei confronti di questa Lady Of A Certain Age, per poi risollevarci – ma sempre immersi in un'atmosfera onirica – con Songs Of Love (atmosfera sognante fino all'interludio di “trombette a tempo” dei presenti). Il suo ritorno al pianoforte sarà l'occasione per scoprire una delle ultime sorprese della serata: dietro il pianoforte si iniziano a togliere la moltitudine di pacchi che fino a quel momento sovrastavano e nascondevano il quartetto d'archi che da quel momento in poi accompagneranno Neil in un vertiginoso sprint finale, con atmosfere crepuscolari contrapposte alla consueta vena ironica del Divine Comedy, che emerge soprattutto in occasione degli attacchi mancati (da lui), ottima occasione per sorseggiare di nuovo quel suo fidato gin.
La festa sembra scivolare via in un batter d'occhio, in un attimo ci si ritrova ad un passo dalla fine del concerto, con la figlia di Neil che attraversa il palco per portare la consueta torta e lui che, dopo aver spento le candeline, l'agguanta – letteralmente – con le mani, proprio come farebbe un bambino. I bis saranno almeno tre e Neil darà il meglio di sé con accordi intorno ai quali costruirà siparietti molto divertenti (l'apice sarà con Die A Virgin). Nessuno vorrebbe lasciare il proprio posto, Neil compreso. L'ironia straripante e il saper leggere e sublimare la realtà in un modo unico ed originale fanno di Neil Hannon una delle figure più interessanti (ed inspiegabilmente sottovalutate) del panorama musicale. Booklovers, Assume The Perpendicular, The Lost Art Of Conversation, e poi c'è quella Bang Goes The Knighthood, con il suo incipit “a carillon”, un'atmosfera decadente che si alternerà ad un vortice di note; infinite sono le sfumature di questo artista che a tratti sembra assumere la perfetta figura del dandy con testi affilati, ma con la tipica ironia di chi non ama prendersi troppo sul serio.
(La foto di Neil Hannon al RFH di Londra è di Chiara Felice)
Articolo del
14/11/2012 -
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