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Con la recensione di oggi, dedicata a un autentico capolavoro dell'oscenità contemporanea, la benemerita redazione della Sezione Cinema di Extra! Music Magazine ha il piacere e l'orgoglio di inaugurare una nuova rubrica, presentandola al suo affezionato pubblico di navigatori: Ippica, arrivo!. L'iniziativa, frutto di assoluto e assonnato sollazzo domenicale e di profondo spirito filantropico, si propone di mettere sotto la lente dei nostri cattivissimi critici le peggiori uscite della stagione cinematografica e, soprattutto, i registi responsabili, come nel caso di Postal, di tanta bruttezza filmica. L'obiettivo è semplice e al contempo rivoluzionario, in un mondo segnato da una (ahinoi) schiacciante maggioranza di venditori di fumo: aiutare queste persone in difficoltà, che hanno evidentemente imboccato, nel periglioso corso della propria esistenza, la peggiore strada possibile, a cambiare mestiere. E, in particolare, a dedicarsi allo sport più amato dai modi di dire italiani: l'ippica.
Simone Cosimi Caporedattore Sezione Cinema
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Torna il tedesco Uwe Boll, da molti considerato il peggior regista del mondo. Torna con questo Postal, tratto dall’omonimo videogame (che strano…) in cui il regista tedesco si scaglia contro tutti: americani, musulmani, terroristi, vittime. Nessuno esce indenne da questo film. Purtroppo neanche lo spettatore…
La ridicola trama parla di tale Postal Dude che, disoccupato e cornificato dalla moglie, decide di unirsi al folle piano di suo zio Dave: rubare un carico di preziosissime bambole per poi rivenderle sul mercato nero. Peccato che questi bambolotti servano a Osama Bin Laden (sì, avete capito bene) e ai suoi uomini per diffondere l’aviaria negli Stati Uniti. E da questo inizierà una guerra con molte vittime.
Chiariamo subito una cosa: Postalè una fiera del cattivo gusto che fa sembrare South Park un cartone della Disney. C’è di tutto in questo film: bambini trucidati, un nano violentato da un branco di scimmie, un neonato investito da un camion e chi più ne ha più ne metta. Ma Boll, che vuole divertire, scandalizzare, provocare e disgustare lo spettatore, fallisce sotto ogni aspetto. Infatti il film non diverte (a parte in un paio di situazioni), non scandalizza, non disturba (visto la sciatteria degli effetti speciali) e non fa riflettere (Bin Laden e Bush mano nella mano? Per favore…).
E la colpa di tutto questo va alla totale mancanza di tecnica cinematografica nella regia di Boll, la quale non riesce a mantenere un minimo di ritmo, annoiando in fretta e facendo sembrare questo Postal un film televisivo trasmesso su qualche rete privata a tarda notte (fine che, probabilmente, farà).
Ma la smetto di infierire su questo film, è come sparare sulla croce rossa. E, nonostante lo stesso regista definisca il suo film “una bomba”, visti gli incassi sembrerebbe che per un po’ non sentiremo più parlare di Uwe Boll (l’unico cineasta per cui è stata creata una petizione on-line per il suo ritiro dal mondo del cinema). Anche se un po’ dispiace visto che, guardando Postal, balza subito all’occhio che Boll crede e tiene a quel che fa (nonostante lo faccia nel peggiore dei modi). Per questo merita più rispetto di un qualsiasi regista medio senza idee.
Articolo del
07/09/2008 -
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