A sorpresa, e con nostro grande piacere, quest’estate 2010 che volge ormai al termine ci riporta i Fallingice. Il grintoso terzetto, fondato nel 1999 dal cantante/chitarrista Vice, esordisce col botto nel 2001, vincendo l’importante contest Coop For Music e scalando le classifiche di Vitaminic.com in Inghilterra, Germania e Stati Uniti grazie al bel singolo ”Another Day”, caso più unico che raro per un gruppo rock italiano. Seguono ben sei anni di silenzio, rotto dall’EP ”Lymph” che li riporta in auge per qualche tempo, prima di sparire di nuovo e riapparire magicamente, grazie all’intervento della UK Division (con la collaborazione di Tom Baker al mixaggio), con questo primo full length, intitolato ”Meatsuit” undici pezzi impregnati di rock vero, duro e puro, come raramente se ne sentono, da quando il rock non ha più diritto di cittadinanza se non è pop-, alternative-, punk-, o qualunque altro prefisso vi venga in mente. ”Another Day”, il brano che già avevamo conosciuto e apprezzato nel 2001, è una sintesi perfetta della musica dei Fallingice: l’incontro tra power ballad e rock aggressivo alla Foo Fighters. La chitarra regna incontrastata sempre e dovunque, ora intessendo melodie di cui è facile innamorarsi perdutamente, ora dettando riff sporchi e taglienti che poco lasciano ai sentimentalismi. Le due anime della band convivono magnificamente in pezzi come ”Unclear” e ”Inner Confusion”, in cui melodie inquiete e riffing sferzanti sono ben calibrati. In ”TooBored To Die” ha invece il sopravvento il lato più duro della band: ne risulta un brano quasi metal, sulla cui falsariga si collocano anche ”Hands In Chains” (che si concede però una maestosa apertura melodica verso la metà) e ”Breathing Machine”. La voce graffiante di Vice è esattamente quella che ci si aspetta su questo genere di canzoni. A tratti assume toni un po’ acerbi e casuali, molto simili a quelli di Kurt Cobain: un aspetto che – unito alla spiccata preferenza per un sound un po’ melanconico – tradisce forse la vicinanza spirituale agli anni ’90, al tramonto all’epoca della fondazione dei Fallingice: un influsso evidente in ”Desired”, “Teenage Boy”, “Memories”, e soprattutto in ”Soap Bubble”, nella quale pare quasi di ritrovare i Red Hot Chili Peppers di prima generazione. A chiudere abbiamo ”My Cold Heart”, nettamente più sintonizzata su frequenze acoustic-power ballad, ma comunque molto piacevole e particolare. Album di carattere, ma orecchiabile, ”Meatsuit” piacerà a un pubblico eterogeneo, e quanti erano rimasti folgorati, ormai quasi 10 anni fa, dal loro debutto, potranno proclamare soddisfatti: “L’avevo detto, io, che questi avevano stoffa.” E di stoffa ne hanno da vendere, per la prossima uscita sarebbe forse il caso di curare di più la calibratura delle parti (a volte al voce è troppo predominante, e la sezione ritmica ne risulta sacrificata). Per il resto… Bentornati Fallingice, e continuate così!
Articolo del
31/08/2010 -
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