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Il volume di Graham Jones Last Shop Standing – Whatever Happened To Record Shops? - vedi RECENSIONE - sulle condizioni in cui versano le rivendite di dischi che operano al di fuori delle grandi catene (realtà di cui si paventa l’estinzione, anche se l’autore, preso atto della chiusura di centinaia di rivendite nel Regno Unito negli ultimi anni, intravede più di un barlume di speranza) ci ha offerto lo spunto per buttare giù una serie di domande da rivolgere a chi ancora lavora dietro al bancone di un’impresa commerciale specializzata in supporti fonografici. Partiremo da Roma per poi allargarci ad altre città italiane.
Intervista rilasciata da Robertò di Hellnation (Roma)
1. Da quanto tempo esiste il negozio?
R: Hellnation esiste da novembre 1997. Nello stesso luogo però c'era un negozio molto simile di cui sono stato socio, la Bande à Bonnot (periodo 1991-1997).
2. Quante persone ci lavorano?
R: Ora solo io.
3. Com’è nata l’idea di aprire un negozio di dischi?
R: Bande à Bonnot è nato dalle sinergie tra quattro persone amanti del punk, del rock, delle musiche alternative e interessate alle sottoculture giovanili. Hellnation invece è nato grazie alle esperienze negative e positive maturate proprio come socio della Bande. Si trattava soprattutto di non ripetere quegli errori e di insistere su un terreno che mi implicava di più socialmente, politicamente, emotivamente, e di batterlo bene. L'idea del negozio è sempre stato un sogno da adolescente.
4. I rapporti con le case discografiche? Nel libro, Jones mette in evidenza che le major favoriscono le grandi catene (gli ipermercati) ai danni dei “pesci piccoli”, completamente trascurati. Confermate o smentite la sua asserzione?
R: Oggi non ho nessun rapporto con le case discografiche, senza per questo riternermi un fautore o cultore del "puro e duro" o del d.i.y. (“do it yourself”, N.d.R). Ci ho messo solo tanto, troppo tempo a capire che i distributori "piccoli", "indipendenti", "grossisti" o "major" sono quasi tutti uguali, o comunque muovono delle dinamiche precise. Ovvio, un paio possono salvarsi dal mucchio. Tratto essenzialmente con piccole etichette, pagando spesso cash la merce proprio per permettere a codeste di andare avanti.
5. Veniamo agli acquirenti di dischi: nel vostro negozio entrano più clienti “occasionali” o abituali? Sui guadagni incidono di più le spese dei primi o dei secondi?
R: Quelli abituali sono la colonna portante del negozio. Ciò non vuole dire che i frequentatori "abituali" sono clienti... insomma ci siamo capiti. Il negozio è anche un punto di ritrovo e di fermento. Comunque sono assai felice di essere riuscito ad "acchiappare" quella clientela "occasionale". Che spesso torna.
6. Età media dei clienti? È vero che gli adolescenti si accontentano di file scaricati dalla Rete?
R: È vero. Ma l'età va dai 17-18 ai 45 anni. Per molti adolescenti non ha senso comprare i dischi neanche a 1 euro, dal momento che stanno sulla Rete. Sono più interessati al merchandising o altro, comunque faccio fatica a biasimarli dati i tempi cupi che attraversiamo.
7. Scelta dei titoli da tenere in negozio e dei generi musicali trattati: è influenzata dai vostri gusti personali? Dalle recensioni di testate specializzate (quali?)? Prendete in considerazione le hit-parade?
R: Non leggo nessuna rivista, faccio di testa mia; si tratta di coprire tutto ciò che riguarda le sottoculture giovanili, il calcio inteso come "tifo", i libri, artisti (anche cantautori) di spessore, jazz, vinili, punk, tutto ciò che ruota intorno alla cultura skinhead, anche per dissipare i pregiudizi nei loro confronti.
8. Quali dischi avete venduto di più negli ultimi mesi?
R: Nessuna Speranza dei Contropotere, il catalogo oi! Strike, le ristampe dei Jesus Lizard, il Northern Soul e il catalogo della Soul Jazz.
9. Le richieste più stravaganti ricevute? R: “Posso fare una fotocopia?".
10. Avventori bizzarri?
R: Ora ne vedo di meno. Ho fatto piazza pulita dei cagacazzi saputelli pedanti, e sono felice di avere un eccellente rapporto con i miei clienti.
11. Il disco, o i dischi, di cui mai avreste sperato di sbarazzarvi, che tra l’altro siete riusciti a vendere a un prezzo folle?
R: Un 7” dei Tampax a 200 euro.
12. Internet: quanto ha inciso sui ricavi del negozio? Il Web va demonizzato? Lo utilizzate per reperire dischi, anche per le vostre collezioni personali? Vendete dischi on line?
R: Ha inciso tantissimo. Il Web non va spazzato via, serve per le vendite su eBay, per gli aggiornamenti o per controllare il catalogo sulla Rete, e per tenere contatti immediati con le piccole realtà. Trovo qualche rarità, ma preferisco spulciare tra negozi e bancarelle per reperire le cose che mi mancano.
13. Ha senso concepire ancora un negozio di dischi come spazio di scambio culturale?
R: Per me sì. Per molti distributori/grossisti no, dato che per poter sopravvivere si sono calate le braghe di fronte ai supermercati della musica. Ognuno raccoglierà ciò che ha seminato. Io smetterò entro poco, ma sono convinto che i distributori hanno la vita brevissima.
14. Secondo Jones a sopravvivere saranno le rivendite in grado di adattarsi ai tempi che cambiano. Portando esempi concreti, l’autore intravede uno spiraglio di luce nella scelta di specializzarsi in determinati generi musicali, di ampliare la gamma di prodotti esposti senza snaturare il negozio (ad esempio, con uno stock di strumenti musicali), di sfruttare le potenzialità di Internet per il commercio on line. Visione semplicistica? Soluzioni troppo onerose?
R: Sono vent’anni che sono specializzato. Peccato che ogni volta che trovi lo spiraglio di luce c'è gente che si accoda e che pensa di poter svoltare facendo maglie, spille o altro come ha fatto il sottoscritto per quattro lustri. Niente strumenti, non se ne parla. Il problema non è inventarsi qualcosa di nuovo: si tratta di ridurre le spese inutili e investire sulla qualità dell'offerta. Non ho nessuna intenzione di diventare un supermercato della musica.
15. Dieci titoli da portare su un’isola deserta?
R: Jam: In The City; Elvis Costello: This Year's Model; Clash: London Calling; i primi album di Dogs (una band francese), La Souris Deglinguee e Last Resort; Cock Sparrer: Decca Years; Neil Young: After The Goldrush; Herbert Pagani: tutto; Matteo Salvatore: tutto.
Hellnation Via Nomentana, 113 00161 Roma 06/44252628 http://www.myspace.com/hellnation
Articolo del
12/02/2010 -
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