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Giulia Trovò è una di quelle storie che arrivano in punta di piedi, ma che lasciano un segno profondo. Classe giovane, radici trevigiane e un percorso musicale costruito con pazienza, tra lezioni di chitarra, primi concorsi e una sensibilità artistica che si è affinata negli anni, Giulia si è imposta all’attenzione nazionale con la vittoria della nona edizione del concorso “Le Note nel Cuore”, grazie a un brano che più personale non potrebbe essere: ’Per Giulia’. Il singolo, ora estratto dal suo album d’esordio ”Agape”, è una canzone che nasce come gesto intimo, quasi terapeutico, e che proprio per la sua fragilità disarmante ha conquistato pubblico e giuria. ‘Per Giulia’ non è semplicemente il singolo di lancio: è la chiave di lettura dell’intero progetto, un disco che parla di accettazione, di crescita, di piccole rese e grandi ripartenze emotive. C’è un filo rosso che attraversa il lavoro di Giulia Trovò: un’urgenza espressiva che non cerca l’effetto, ma la verità. La verità delle parole sussurrate, dei ricordi che bruciano ancora, dei passi avanti fatti senza rumore. Un’urgenza che si riflette anche nel suo impegno sociale, dalla collaborazione con ANFASS alla musicoterapia, segno di una personalità che non separa mai la musica dalla vita. “Agape” è quindi un disco che si muove tra pop cantautorale e atmosfere più intime, con una scrittura fresca ma già consapevole, capace di raccontare quell’età di mezzo in cui tutto è ancora possibile e allo stesso tempo spaventa. L’abbiamo incontrata e questo è il racconto della sua esperienza.
Giulia il tuo ultimo singolo “Per Giulia” sta andando benissimo. Mi racconti quando è nata l’idea? Ci sono canzoni che arrivano quando meno te lo aspetti, quasi per caso. ’Per Giulia’ è una di quelle. Stavo provando un brano per un concorso quando improvvisamente è arrivata lei, spontanea, senza filtri. In mezz'ora era già completa, come se dovesse nascere proprio in quel momento. Ricordo che era un periodo particolarmente intenso: una discussione in famiglia mi aveva lasciato con un turbinio di emozioni da elaborare. Scriverla è stato un gesto liberatorio, un modo per dare voce a tutto quello che sentivo dentro. Mentre componevo, mi sono ritrovata a ripensare alla bambina che ero, a confrontare la Giulia di allora con quella di oggi – le cose che sono cambiate e quelle che, nel profondo, sono rimaste identiche. È un dialogo con me stessa, un abbraccio alla persona che sono stata e che continuo a essere.
Il tuo primo album “Agape“ ti ha dato la possibilità di esprimerti ancora una volta in modo intimo. La tua voglia di comunicare oggi il tuo mondo interiore sembra inarrestabile. Dove hai trovato tutta questa forza per comunicare senza più aver paura? Credo sia venuta naturalmente, quasi senza accorgermene. Non mi piace forzare le canzoni – sono loro che scelgono quando arrivare. Ho imparato negli anni che forzare la scrittura non porta mai a nulla di buono. L'ho capito fin dalla mia prima canzone, ’Scusa’, che ho scritto semplicemente perché avevo bisogno di sfogarmi, senza pensare minimamente alla pubblicazione o a cosa ne avrebbero pensato gli altri. Era quasi un gioco, un esperimento personale per capire cosa avessi dentro. Da quel momento ho realizzato che la sincerità è l'unica strada possibile: quando scrivi per te stessa, senza il peso del giudizio, le canzoni acquisiscono un'autenticità che le persone riescono a sentire. E quando vedi che le tue parole risuonano in qualcun altro, capisci che quella vulnerabilità non è debolezza, ma il modo più potente per creare connessioni vere.
Hai vinto un premio molto prestigioso. Quali sono state le tue prime impressioni? Surreale, davvero. Non me l'aspettavo minimamente, e sono il tipo di persona che ha bisogno di tempo per metabolizzare le cose belle che le accadono. Quella settimana era già un concentrato di emozioni: avevo discusso la tesi di laurea il martedì, il sabato c'era il concorso e il martedì successivo la proclamazione. Ero già emotivamente piena. Sono andata al concorso senza particolari aspettative, volevo solo godermi il momento e l'esperienza. Tra l'altro mi ero svegliata quella mattina con un mal di gola tremendo; quindi, le aspettative erano davvero sottozero! Quando hanno annunciato il mio nome, è stato bellissimo e straniante insieme. Vedere i propri sacrifici ripagati in qualche modo ti riempie il cuore di gratitudine e ti fa capire che la strada, per quanto difficile, vale davvero la pena di essere percorsa.
Ha già collaborato con tanti artisti italiani. C’è un progetto che vorresti realizzare con un artista, una band, in particolar modo? La lista è lunga! Nel panorama italiano, sono una grande fan di Cesare Cremonini, dunque lui sicuramente. Anche Dario Brunori (Brunori sas), mi piace molto il suo modo di scrivere. Nei primi anni quando ho iniziato a scrivere mi piaceva tanto Ermal Meta, quindi mi ha un po’ influenzato, e fare qualcosa con lui sarebbe bello, quasi chiudere un cerchio. In ambito più contemporaneo, trovo Lucio Corsi molto interessante ed originale. Mi piacerebbe anche esplorare territori diversi, magari collaborare con qualche rapper come Caparezza o Jovanotti. Per quanto riguarda gli artisti stranieri, sono innamorata del folk. Hozier mi fa impazzire quando suona la chitarra, Noah Kahan e i Lumineers sono meravigliosi. E poi, vabbè, mi piace un sacco Taylor Swift che scrive in modo straordinario – anche se quello sarebbe il featuring impossibile! Mai dire mai, però.
Quando hai deciso che avresti fatto questo lavoro? Avevo otto anni quando ho chiesto ai miei genitori una chitarra per Natale. Il cugino di mio papà la portava sempre alle riunioni di famiglia e io restavo incantata a guardare tutti riuniti a cantare insieme. C'era qualcosa di magico in quei momenti di condivisione che mi affascinava. Da lì ho iniziato a prendere lezioni di chitarra, poi in seguito di canto, e a coltivare quella che allora era una passione. L'idea di trasformarla in un vero lavoro è arrivata più avanti, con le prime canzoni. Quando ho iniziato a partecipare ai concorsi, la mia insegnante di canto mi disse: "Vai nella categoria inediti, non negli editi. Porta le tue cose, non quelle degli altri". I concorsi andavano bene, arrivavano premi e soddisfazioni, ma il momento davvero decisivo è stato durante i primi live. Ricordo quando, dopo un'esibizione, qualche sconosciuto si avvicinava per farmi i complimenti sulle mie canzoni, sui testi che avevo scritto. Ecco, lì dentro di me è scattato qualcosa di profondo: ho capito che la mia musica poteva toccare le persone, entrare nelle loro vite, e quello ha cambiato completamente la prospettiva. Non era più solo un sogno personale, ma qualcosa che potevo condividere e che aveva un valore anche per gli altri.
Il tuo faro musicale? Sono cresciuta con i grandi cantautori italiani. Edoardo Bennato e Lucio Dalla mi accompagnano fin da quando ero bambina – li ascoltavo in macchina con i miei genitori. Crescendo mi sono poi innamorata di Fabrizio De André, Franco Battiato, Francesco De Gregori... Artisti che hanno fatto della canzone una forma d'arte, che hanno saputo raccontare l'Italia e l'umanità con una profondità che ancora oggi emoziona. Scrivere testi come i loro è quasi inarrivabile, ma ci si prova – è una sfida che ti spinge sempre a migliorare, a cercare quella profondità e quella poesia che loro hanno reso immortale.
A breve un tour nei teatri italiani? Speriamo! Mi piacerebbe moltissimo. Mi affascinano molto le orchestre e l'idea di portare le mie canzoni nei teatri con arrangiamenti più ampi sarebbe un sogno. I teatri hanno un'atmosfera speciale, intima ma al tempo stesso maestosa, un luogo dove la musica viene ascoltata con attenzione e rispetto. Sarebbe bello condividere la mia musica in quel contesto.
Cosa ti auguri per questo nuovo anno? Mi auguro di iniziare a suonare di più dal vivo, di portare la mia musica in giro - nel Veneto prima, e poi magari espandermi nel resto d’Italia. Tra l’altro, ci vediamo al MEI 2026 a Faenza, vi aspetto! E poi ovviamente tanta nuova musica. Devo tornare in studio a registrare i brani nuovi che ho scritto e che non vedo l'ora di farvi ascoltare. L'idea è continuare a crescere, sia come artista che come persona, senza mai perdere quella sincerità che è il cuore di tutto quello che faccio. E soprattutto condividere questo percorso con chi ha voglia di ascoltare, di emozionarsi, di sentirsi meno solo attraverso una canzone.
Articolo del
03/12/2025 -
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